9 DITA

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9 DITA ● 9 DOIGTS

un film di F.J.Ossang
con Paul Hamy, Damien Bonnard, Pascal Greggory, Gaspard Ulliel, Elvire
Lisa Hartmann, Diogo Dória, Lionel Tua, Alexis Manenti
sceneggiatura: F.J. Ossang ● fotografia: Simon Roca
montaggio: Walter Mauriot ● musiche: Jack Belsen, Messagero Killer Boy
produzione: 10:15 productions, OSS 100 films & documents, O som e a fúria
distribuzione: Reading Bloom, Rodaggio Film
Francia, 2017 ● 99 minuti

v.o. francese con sottotitoli in italiano

2017, Locarno IFF: Pardo d’argento per la miglior regia
2017, presentato al Torino FFDOC

Tra citazioni letterarie e omaggi all’estetica del cinema espressionista, cinici cospiratori e femmes fatales, una narrazione labirintica che si trasforma in un tragitto mentale. Un’opera punk e visionaria, tra scenari apocalittici e ombre noir.

È notte. In una livida stazione dove vengono fermati tutti i treni Magloire fuma una sigaretta. Fugge un controllo di polizia, senza bagagli, senza futuro, fino alla spiaggia di un mare infernale. Qui iniziano per lui i problemi, su un sinistro bastimento in rotta verso un luogo che non esiste.

«In tutti i miei film ci sono sempre vascelli fantasma, navi alla deriva, ma sempre fuoricampo; allora, in questo film, che potrebbe essere l’ultimo, ho deciso di filmare questa nave. Sapevo che la faccenda era complicata (…) ma ero veramente attratto dall’idea di un ritorno alle origini, all’infanzia, perché sono sempre stato affascinato da grandi racconti come Il Vascello fantasma del capitano Frederick Marryat, e ovviamente di Edgar Allan Poe, Lautréamont, Conrad, che sono veramente delle risorse inesauribili. Per gli occidentali, il racconto d’avventura è una sorta di rito iniziatico, quindi, sì, ho attinto da lì per fare un film d’avventura sul mare, ma che è anche un po’ minimalista, perché in fin dei conti quella nave corrisponde all’inferno: i protagonisti sono chiusi in uno spazio molto ristretto, dove ci sono suoni e odori, mentre fuori c’è un’immensità in cui si può solo impazzire, perché c’è solo il vuoto.» (F.J.Ossag)

«Dopo sette anni dal suo ultimo lavoro Dharma Guns il multidisciplinare (poeta, scrittore, musicista e regista) artista francese sbarca al Locarno Festival con la sua ultima fatica, un film oscuro e misterioso popolato da personaggi seducenti e ambigui. (…) un film che può essere paragonato a una sinfonia wagneriana dove pessimismo ed eroismo vanno a nozze. L’oscurità (il bianco e nero è di rigore) domina tutti i piani, come un manto dolente che impedisce alla luce di prendere il sopravvento. (…) La cinematografia di F.J.Ossang è segnata da una passione per i film di genere, i film noir (Melville in primis), ma anche dal cinema muto e dall’espressionismo tedesco (evidenti i richiami a Vampyr di Dreyer). La miscela di queste influenze non è però mai sterile o convenuta, al contrario il regista riesce ad appropriarsele magistralmente. Il risultato è appassionante, misterioso e radicale.» (Muriel Del Don, cineuropa.org)