FAFF presenta: A machine to live in, I lived once, Back in the island

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FAFF presenta: A machine to live in, I lived once, Back in the island

voglia di festival? una serata speciale con tre film,
un lungo e due cortometraggi, dal Fine Arts Film Festival di Venice
ospite in sala il produttore di “A machine to live in” Sebastian Alvarez
modera Teresa Oschmann

prenotazione consigliata: prenota@cinemabeltrade.net

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A MACHINE TO LIVE IN
un film di Yoni Goldstein, Meredith Zielke
sceneggiatura: Yoni Goldstein, Meredith Zielke
fotografia: Andrew Benz ● suono: Julian Flavin
montaggio: Iva Radivojevič, Stefan Oliveira-Pita, Meredith Zielke
produzione: Mass Ornament Film e Benz Digital
Stati Uniti, 2020 ● 87 minuti

v.o. portoghese, esperanto con sottotitoli in italiano

2020, presentato al Torino Film Festival, Ann Arbor Film Festival,
Sao Paolo International film festival

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I LIVED ONCE
un film di Marwah AlMugait 
con Noura AlAbdulaziz, Hanan Noah, Alaa AlZahrani, Nora AlSaif, Rahaf Ibrahim,
Ashwaq AlEid, Ijlal AlSomali, Hala Hijazi, Nouf Al Yousef, Nouf Salamah, Hannah Meraki,
Nora AlSubail, Norma Gray e Mona Husseincoreografie: Lamees Alsadiqque,
Jawaher Alrefaei ● fotografia: Carter Cage ● musica: Nasser AlShemimry
produzione: Nebras Film Productions ● commissionato da Saudi Art Council, Jeddah.
Arabia Saudita, 2020 ● 11 minuti

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BACK IN THE ISLAND
un film di Amanda Valle 
fotografia e montaggio: Elvis Urbae
costumi: Jose Miguel Jérez
Repubblica Dominicana, 2021 ● 4 minuti

Il Fine Arts Film Festival (Venice, California) fa tappa al Cinema Beltrade per una serata speciale composta di un lungometraggio e due corti, tre pellicole per indagare come gli spazi urbanizzati e quelli naturalistici possano impattare le strutture di società possibili. Ospiti, chiacchiere e cinema fuori dalle comuni coordinate per una serata più che mai dal sapore internazionale.

A MACHINE TO LIVE IN

Alla fine del XIX secolo un astronomo francese ha scoperto un asteroide che ha chiamato Brasilia. Tra il 1956 e il 1960, sotto la supervisione di Oscar Niemeyer, in Brasile è stata costruita una città basata sulle teorie di Le Corbusier, poi chiamata con lo stesso nome dell’asteroide: Brasilia, un’utopia “cosmo-futurista” divenuta realtà. La capitale brasiliana ha attratto una serie di culti massonici e spiritualisti, ha ispirato scrittori come Clarice Lispector, ha accolto l’esperanto inventato da Ludwik Zamenhof – come se questa città astratta, che sorge dal nulla, si considerasse la nuova Babele dell’umanità. A Machine to Live In propone una cosmogonia documentaria di Brasilia tra passato e futuro.

«In una cultura in rapido cambiamento, anche il significato di fare cinema sta cambiando. La nostra generazione vive un’epoca di fratture, di sconvolgimenti politici e sociali, di profonde complessità e contraddizioni. Mentre gli Stati Uniti combattono per venire a patti con l’attuale regime politico, noi crediamo sia essenziale rivelare e mettere in discussione il modo in cui nascono e sono gestite le strutture di potere. A tal fine, ci siamo impegnati a ridicolizzare la relazione tra i sistemi sociali e le classi, la costruzione dei miti e il nazionalismo, lo stato e i suoi poteri simili a un culto. Questo è l’obiettivo del nostro progetto e la ragione del nostro impegno nel cinema documentario: un mondo di collaborare unendo discipline, culture e generi cinematografici» (Yoni Goldstein)

«A Machine to Live in ci regala meravigliose inquadrature e spettacolari visioni aeree delle costruzioni, così come ci fa conoscere persone convinte di vivere immerse in “uno scherzo realizzato senza errore” o altre persuase di essere extraterrestri che si reincarnano ancora e ancora sempre tra loro (o qualcosa di simile). Se vogliamo, è un’esplorazione delle conseguenze della concretizzazione di un’utopia. Il risultato è un’opera che grazie alla sua fotografia sa ammaliare gli estimatori dell’architettura del Novecento e i curiosi cronici.» (Vissia Menza, masedomani.com)

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I LIVED ONCE

Una sorprendente performance di gruppo che traduce processi della natura, inclusi gli inconsci meccanismi di difesa degli organismi in pericolo. Il film allude a strutture alternative, forme e schemi all’infuori dell’ordine della società umana, mentre l’ego si dissolve nel collettivo. La danza diviene crescita e protezione, espressione e sentimento, stabilità e sopravvivenza.

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BACK IN THE ISLAND

Un’esplorazione del viaggio creativo dell’artista Amanda Valle mentre ritorna nella sua casa in Repubblica Dominicana. A seguito di una fase emotivamente intensa, Amanda cerca quiete e conforto nella cultura locale immergendosi nei colori e nelle sfumature una volta tanto familiari. Viaggio di riscoperta personale, il corto diventa la fonte principale di ispirazione per la sua nuova serie di dodici pitture.