A SNAKE OF JUNE

/ / Senza categoria

A SNAKE OF JUNE
(Rokugatsu no Hebi)

un film di Shinya Tsukamoto
con Shin’ya Tsukamoto, Asuka Kurosawa, Yuji Koutari,
Tomoro Taguchi, Susumu Terajima
sceneggiatura: Shinya Tsukamoto ● fotografia: Shinya Tsukamoto
montaggio: Shinya Tsukamoto ● musiche: Chu Ishikawa
effetti speciali: Takashi Oda
produzione: Kaijyu Theater
distribuzione: Cat People
Giappone 2002 ● 77 minuti

v.o. giapponese con sottotitoli in italiano

2002, Venezia, Mostra del cinema, Premio speciale della Giuria

Tsukamoto esplora i confini tra voyeurismo, umiliazione e autodeterminazione, offrendo un ritratto inquietante e suggestivo dell’alienazione moderna e della ricerca di autenticità in una società opprimente.

venerdì 9 Maggio
23:50

In una città immersa in piogge incessanti, Rinko, una donna intrappolata in un matrimonio soffocante, riceve foto compromettenti da un misterioso ricattatore. Questo evento la costringe a confrontarsi con i suoi desideri repressi, portandola a liberarsi dei suoi tabù emotivi e fisici.

«Per un lungo periodo di tempo, ogni anno quando arrivava la stagione delle piogge, continuavo a pensare con rammarico, mentre guardavo in tralice una bella ortensia, che neanche questa volta avevo girato A Snake of June. E così sono passati dieci, anzi, forse quindici anni. Giugno è il mese dei tifoni in Giappone, quindi delle grandi piogge. Ogni volta che arrivava giugno, mi dicevo che volevo assolutamente fare quel film. Poi però me ne dimenticavo. Questo finché un giorno non mi sono detto: “ecco, sta per arrivare il tifone” e mi sono preso per tempo, ho scritto la sceneggiatura ed ero pronto a girarlo. Ciò che mi interessava allora e mi interessa ancora oggi è cercare di ragionare sul rapporto tra l’uomo e le megalopoli nelle quali vive. Io sono di Tokyo, e so che il rapporto tra la mente e il corpo umano e ciò che lo circonda è estremamente conflittuale.» (Shinya Tsukamoto)

«A Snake of June è il fratello gemello di Bullet Ballet, per come dipinge il tormento viscerale dei personaggi dentro una città e un mondo di ferro e di pioggia, nerissimo, in bianco e nero, È un film sulla malattia dell’uomo e sul corrispondente cancro della modernità, ma soprattutto è un chirurgico e sincero invito a prendere possesso della propria carne, inteso come consapevolezza, coscienza di un corpo e di una vita, anche segnati da cicatrici, mancanze e distruzioni, anzi, maggiormente per questo motivo. » (Pier Maria Bocchi, Film TV)