AUDITION

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AUDITION

un film di Takashi Miike
con Ryo Ishibashi, Eihi Shiina, Tetsu Sawaki, Jun Kunimura, Renji Ishibashi
sceneggiatura: Daisuke Tengan ● fotografia: Hideo Yamamoto
montaggio: Yasushi Shimamura ● musiche: Kôji Endô
produzione: AFDF, Omega Project, Lionsgate
distribuzione: Wanted cinema in collaborazione con Far East FF
Giappone, Corea del Sud, 1999 ● 115 minuti

v.o. giapponese con sottotitoli in italiano

Ritorna nelle sale italiane grazie a Wanted Cinema il capolavoro di Takashi Miike, Audition in edizione restaurata. Basato sul romanzo di Ryu Murakami, il celebre horror giapponese torna in sala per la prima volta dal debutto nel 1999 e continua a mostrarsi come uno dei più riusciti ritratti della solitudine degli ultimi decenni.

Sette anni dopo essere rimasto vedovo, il produttore televisivo Shigeharu Aoyama decide di cercare nuovamente moglie, specie dopo l’insistenza del figlio adolescente Shigeiko. Un’occasione la fornisce l’amico e collega Yoshigawa, che gli propone di indire una finta audizione per cercare nuove attrici per un film che non si realizzerà mai. Un mero pretesto per valutare un po’ di candidate come compagna ideale. Aoyama la individua nella giovane Asami, timida e riservata. Anche quando le informazioni del suo curriculum si rivelano totalmente false, Aoyama non rinuncia all’idea di frequentarla pur di conoscerla meglio.

«Volevo fare un film che gli spettatori si sarebbero pentiti di aver visto. Il film è pericoloso, ma meno pericoloso dell’essere un essere umano.» (Takashi Miike)

«Lo chiamano J-horror, è il brivido che viene dal Giappone. Spesso è ancorato alla tradizione, a fantasmi assetati di sangue, presenze pericolose pronte a portare l’inferno sulla Terra. Ma Audition, forse il film più famoso di Takashi Miike in Occidente, appartiene davvero a questo filone? Scava più a fondo, supera il genere. La femme fatale è demoniaca, anche se in carne e ossa. Rapace, attende che le sue prede si facciano avanti da sole. Ma non è uno spirito dantesco, non nasce dalle fiamme della colpa. Ancora una volta è figlia dell’abuso, di quel terrore serpeggiante che non viene mai mostrato. A ventiquattro anni dalla prima proiezione, Audition riesce a mettere da parte lo scandalo. La violenza resta esasperata, il torture porn nel millennio a venire non sarebbe stato lo stesso senza Miike. Ma andando oltre le cascate di sangue, Audition è uno dei più riusciti ritratti della solitudine degli ultimi decenni. La bestialità scaturisce dalla mancanza di comunicazione, il dolore viene generato dal sentirsi trascurati, oggettivizzati.» (Gian Luca Pisacane, cinematografo.it)