
BEAU HA PAURA
BEAU IS AFRAID
un film di Ari Aster
con Joaquin Phoenix, Parkey Posey, Amy Ryan
sceneggiatura: Ari Aster ● fotografia: Pawel Pogorzelski
montaggio: Lucian Johnston ● musiche: The Haxan Cloak
produzione: A24
distribuzione: I Wonder Pictures
Canada, Finlandia, Stati Uniti, 2023 ● 179 minuti
v.o. inglese con sottotitoli in italiano
lunedì 22 maggio ore 20.00 > proiezione speciale, al termine videochiacchiere con Ari Aster

tra i titoli più attesi della stagione cinematografica, “Beau ha paura” riporta sullo schermo il cinema perturbante e misterioso di Ari Aster in un caleidoscopico e inquieto viaggio nell’inconscio: un coraggioso e audace esperimento visivo e narrativo tutto da scoprire.
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Il ritratto di Beau, un uomo molto ansioso che ha un tormentato rapporto con sua madre, una donna autoritaria. Beau non ha mai conosciuto il padre ed è cresciuto sentendo l’assenza di questa figura genitoriale. Quando l’uomo scopre che sua madre è morta, intraprende un viaggio verso casa, durante il quale dovrà affrontare varie e assurde minacce soprannaturali.
«Un grande film dell’orrore può essere gustato al massimo come un’esperienza collettiva, solo la commedia forse funziona allo stesso modo. È qualcosa che ho sperimentato in prima persona, portando i miei film in giro per il mondo e guardandoli con il pubblico in sala.» (Ari Aster)
«Alla fine del film non è facile comprendere ciò che si è appena visto. Ci si ritrova così a chiedersi che cos’è Beau ha Paura? Ebbene, è un viaggio omerico all’interno della psiche disturbata di un uomo con vive nella paranoia a causa dei problemi irrisolti con la madre. Ancora una volta la famiglia è al centro del cinema di Aster: eredità delle colpe genitoriali in Hereditary – Le radici del male, elaborazione del lutto in Midsommar – Il villaggio dei dannati e, ancora prima, la famiglia disfunzionale e incesta in The Strange Thing About the Johnsons. Per il cineasta il nucleo familiare sembra quasi un’ossessione. […] Tutto il film si appoggia sulla complessa interpretazione di Joaquin Phoenix, che ci trascina in questo viaggio “jewish”, a tratti fiabesco come Big Fish, verso il Monte Fato, per citare un’affermazione dello stesso Ari Aster.» (rancesca Lombardo, Sentieri selvaggi)