Breathe

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Breathe

un film di Ilaria Congiu
sceneggiatura: Ilaria Congiu ● fotografia: Marco Petrucci, Gabriele De Palo
montaggio: Luca Carrera ● musiche: Lorenzo Tomio
produzione: Mediterraneo Cinematografica, Propaganda
distribuzione: Mescalito Film
Italia, Tunisia, 2024 ● 72 minuti

v.o. italiano, francese e arabo con sottotitoli in italiano

venerdì 9 maggio ore 19.30 > proiezione speciale
ospite in sala la regista Ilaria Congiu

tra racconti personali e testimonianze dirette, Breath, opera prima di Ilaria Congiu è un film che affronta le ripercussioni sociali e ambientali della crisi ecologica. Un documentario che esplora il difficile cammino verso l’accettazione, il perdono e, soprattutto, la consapevolezza. Una storia di resilienza che attraversa tre Paesi legati dal fil rouge del consumismo, cercando di ridare respiro all’oceano e all’uomo stesso. Un film che invita a riflettere sulle nostre azioni e sulle loro conseguenze, portando lo spettatore a riconsiderare il legame tra l’uomo e il mare.

venerdì 9 Maggio
19:30

Ilaria è nata e cresciuta in Senegal, dove suo padre dirige un’azienda con la quale esporta pesce congelato. Crescendo, Ilaria si rende conto che l’oceano sta cambiando: i suoi fondali sono sempre più silenziosi e privi di vita. Ilaria porta con sé questo personale senso di perdita fino a quando decide d’interrogare vari specialisti. Con il susseguirsi dei confronti, Ilaria si rende conto che l’unica persona alla quale avrebbe dovuto rivolgersi era suo padre, così da capire se l’attività di famiglia sia una parte integrante del problema. Per questo, Ilaria decide di tornare dove tutto ebbe inizio: in Senegal. “Breath” si sviluppa attraverso i dialoghi tra Ilaria e suo padre, intervallati dai contributi di altri cinque personaggi. Tutte voci diverse e dagli intenti sfumati che si fondono, mano a mano, in una sola: quella del mare. È un film che racconta delle ripercussioni sociali dettate dall’interazione tra cambiamento climatico, inquinamento e pesca industriale, fornendo poche ma concrete soluzioni, ma soprattutto facendo luce sull’intrinseca contraddizione dell’essere umano, portando così all’accettazione ed al perdono. Tramite una narrazione sia fattuale che emotiva, “Breath” riavvicina una figlia al padre, ma anche l’uomo al mare.

«Breath attinge dal mio personale vissuto e questo non va inteso solo come l’essere stata spettatrice dell’attività di mio padre, ma più come un soggettivo susseguirsi di eventi. (…) Con questo documentario il mio intento non è solo attrarre ulteriormente l’attenzione sulla questione del depauperamento dell’oceano, avvalendomi di un approccio diverso e cioè personale, ma soprattutto far sì che il pubblico possa entrare nuovamente in connessione con il mare, entità nella quale è la nata la vita come la conosciamo oggi. Ciò che vorrei ottenere con Breath è che, dopo aver visto il film, lo spettatore senta l’irrefrenabile bisogno di andare al mare, respirare e lasciarsi cullare dalla sua infinta bellezza. » (Ilaria Congiu)

«Partendo dall’assunto che la pesca fa parte della storia dell’umanità (quindi discostandosi da una sua ideologica messa al bando) si interroga su come l’industria e le leggi che da essa finiscono (ci si perdoni il gioco di parole) con il farsi dettare legge abbia alterato e sconvolto il rapporto tra l’uomo e il mare creando distorsioni in cui il solo profitto finisce con l’essere al centro, dimenticando l’uomo. L’evangelica moltiplicazione dei pani e dei pesci ha finito con il ribaltarsi in un impoverimento dei mari in cui uno dei vertici dell’assurdo si può riscontrare in aziende che pescano e congelano prodotti ittici vicini all’estinzione per poterli, in un futuro che sperano prossimo, immettere sul mercato come rarità.» (Giancarlo Zappoli, mymovies.it)