DIE MY LOVE

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DIE MY LOVE

un film di Lynne Ramsay
con Jennifer Lawrence, Robert Pattinson, Nick Nolte, Sissy Spacek
sceneggiatura: Enda Walsh, Lynne Ramsay, Alice Birch
fotografia: Seamus McGarvey ● montaggio: Toni Froschhammer
musiche: Raife Burchell, Lynne Ramsay, George Vjestica
produzione: Excellent Cadaver, Black Label Media, Sikelia Productions
distribuzione: MUBI
Regno Unito, Canada, Stati Uniti, 2025 ● 119 minuti

v.o. inglese con sottotitoli in italiano

2025 Festival di Cannes: concorso
2025 San Sebastian IFF

Sotto la stella protettiva di Martin Scorsese (che ha proposto per primo il romanzo a Jennifer Lawrence), “Die my love” si rivela travolgente immersione nelle turbe psichiche e fisiche della protagonista, ritratto delle più problematiche conseguenze emotive legate al parto, che vengono raccontate da Lynee Ramsay con uno stile incisivo capace di coniugare lirismo e crudezza, poesia e malessere.

giovedì 27 Novembre
10:40

giovedì 27 Novembre
17:30

giovedì 27 Novembre
21:40

venerdì 28 Novembre
19:20

sabato 29 Novembre
21:30

domenica 30 Novembre
19:40

lunedì 1 Dicembre
17:40

martedì 2 Dicembre
21:30

mercoledì 3 Dicembre
15:30

Grace, madre e scrittrice, sta lentamente scivolando nella follia. Chiusa in una vecchia casa in Montana, diventa sempre più nervosa e imprevedibile, mentre il suo compagno Jackson assiste impotente.

«Jennifer si è messa in contatto con me all’improvviso, chiedendomi se poteva mandarmi una copia del romanzo della Harwicz. L’ho trovato sin dall’inizio un bellissimo esempio di scrittura, ma non ero sicura di poterlo adattare: ha un sapore surrealista, non sei sempre sicuro di quello che sia effettivamente vero o no. Jennifer mi ha però spronata, era davvero incline ad affrontare il progetto e a capire quanto avrebbe potuto spingersi nel suo ruolo. E nel personaggio riuscivo a immedesimarmi nel suo blocco dello scrittore, nella sua vita sessuale che si disfa e in altri temi universali.» (Lynne Ramsay)

«Ramsay lavora abilmente con silenzi, vuoti e piani ravvicinati. Sguardi, mani, gesti, oggetti domestici si trasformano in snodi narratividi, capaci di restituire tensioni interiori e micro-conflitti senza ricorrere a spiegazioni verbali. La regia ellittica e sensoriale permette allo spettatore di entrare nello spazio mentale di Grace, percependone fragilità, ossessioni e desiderio di controllo, e al contempo suggerisce, per sottrazione, l’inadeguatezza di Jackson come specchio del trauma. Il personaggio maschile appare infatti ridotto, inerte e privo di prospettiva autonoma: la sua funzione narrativa è quasi esclusivamente quella di catalizzatore, elemento di contrasto e reazione alla dissoluzione psichica della compagna.» (Ilaria Di Santo, Ondacinema.it)