DISCO BOY

/ / Senza categoria

DISCO BOY

un film di Giacomo Abbruzzese
con Franz Rogowski, Morr Ndiaye, Laetitia Ky
sceneggiatura: Giacomo Abbruzzese ● fotografia: Hélène Louvart
montaggio: Giacomo Abbruzzese, Ariane Boukerche, Fabrizio Federico
musiche: Vitalic
produzione: Films Grand Huit, Dugong Films
distribuzione: Lucky Red
Francia, Italia, Belgio, Polonia, 2023 ● 91 minuti

v.o francese, russo, polacco, igbo, inglese nigeriano con sottotitoli in italiano

2023, Berlinale: Orso d’argento per il miglior contributo artistico a Hélène Louvart

L’unico film italiano in gara alla 73ª Berlinale prende le distanze dalle logiche dei film a tema o “di denuncia” e percorre i territori incerti e rischiosi del cinema di sperimentazione, un cinema ancora capace di porsi domande sul proprio statuto e sul proprio linguaggio. la storia di una metamorfosi, di una comunione con l’altro, l’evoluzione interiore di un apolide in cerca di identità per un film che sorprende e coinvolge danzando tra mondi lontani e intrecciando destini.

Dopo un difficile viaggio attraverso l’Europa, Aleksei raggiunge Parigi per arruolarsi nella Legione straniera francese, un corpo militare altamente selettivo che consente a qualsiasi straniero, anche privo di documenti, di ottenere un passaporto francese. Nel delta del Niger, Jomo combatte contro le compagnie petrolifere che minacciano la sopravvivenza del suo villaggio. Sua sorella Udoka, nel frattempo, sogna di scappare, sapendo che lì tutto è perduto. Al di là dei confini, oltre la vita e la morte, i loro destini si intrecceranno.

«Era da tempo che volevo realizzare un film di guerra atipico, un film in cui l’Altro esistesse veramente, in modo completo, e non fosse semplicemente un nemico o una vittima. Ci sono voluti dieci anni tra ricerche, scrittura, finanziamenti, realizzazione. Il film però è rimasto molto vicino a come l’avevo immaginato all’inizio: un film di guerra atipico, in cui l’altro esiste veramente. L’idea originale viene da una conversazione che ebbi con un ballerino in una discoteca: mi disse che prima era stato un soldato. La cosa mi colpì molto anche per via dei punti di contatto inattesi tra queste due realtà: la grande disciplina, una sorta di piacere per lo sforzo estremo, il bisogno di arrivare a fine giornata completamente esausti. Aleksei, il protagonista, nasce da questa idea: un soldato che diventa ballerino, compiendo quello che era il sogno del suo nemico.» (Giacomo Abbruzzese)

«Viaggio sia geografico sia mistico, questo film di guerra strano, molto fisico e sensoriale, nutrito di fuggitivi indizi e di un simbolismo criptato sotto l’intensa superficie dell’azione, impone uno stile personale di grande modernità che ha assimilato perfettamente le influenze, da Apocalypse Now alle tensioni geopolitiche globali delle migrazioni (e la predazione dannosa per l’ambiente delle materie prime), dall’indottrinamento delle menti alla comunicazione sciamanica diretta con le anime. (…) Cineasta evidentemente molto dotato nella restituzione delle atmosfere (aiutato dalla bravissima direttrice della fotografa Hélène Louvart e dall’appassionante compositore Vitalic), Giacomo Abbruzzese non si impelaga in dialoghi inutili, privilegiando percussioni o incantesimi, l’espressionismo contenuto degli interpreti, o anche canzoni integrate nella narrazione. È tutto un arsenale che il regista manovra abilmente, sapientemente orchestrato su ritmi serrati in un’opera (…) perfettamente in linea con l’ardore sconfinato del suo tempo e di un cinema a cavallo tra generi diversi.» (Fabien Lemercier, cineuropa.org)