
L’ELEMENTO DEL CRIMINE
un film di Lars Von Trier
con Michael Elphick, Esmond Knight, Me Me Lay
sceneggiatura: Lars von Trier e Niels Vørsel ● fotografia: Tom Elling
montaggio: Tómas Gislason ● musiche: Bo Holten
produzione: Per Holst Filmproduktion
distribuzione: Movies Inspired
Danimarca, 1984 ● 104 minuti
v.o. inglese con sottotitoli in italiano
1984 Festival di Cannes: Gran Prix della giuria

40 anni sono passati dall’esordio nel lungometraggio di Von Trier, primo capitolo della trilogia europea, e ritornare a questa opera sulfurea, piovosa e labirintica non ha prezzo: una sintesi ideale di Blade Runner e Tarkovskij, una dichiarazioni d’intenti autoriale prepotente e muscolosa che ammalia, confonde e affascina.
Un detective inglese di nome Fisher che vive al Cairo, si rivolge ad uno psicanalista per liberarsi del suo mal di testa persistente. Si sottopone ad ipnosi, e viene spinto a ricordare cos’era accaduto nei due mesi precedenti, passati in Europa, dove era stato chiamato per prender parte ad un’indagine riguardante l’omicidio di una bambina che vendeva biglietti della lotteria.
«Il titolo del film fa riferimento al libro scritto da Osborne, uno dei personaggi centrali della storia: propone la tesi per cui i crimini occorrono in un determinato elemento, in un contesto che fornisce una sorta di “centro d’infezione” per il crimine, da cui, come un batterio, può crescere e dunque diffondersi a determinate temperature e in determinati elementi – l’umidità, ad esempio. Allo stesso modo, il crimine può manifestarsi in un certo elemento, qui rappresentato dall’ambientazione del film. “L’elemento del crimine” è la forza della natura che si intrufola e in qualche modo invade la morale delle persone.» (Lars Von Trier)
«Ambizione e gioco trovano nell’opera di Von Trier scientifica applicazione in territorio comune, sin dal momento in cui al danese viene concessa la possibilità di affrontare la prima, fisiologica in un esordio, obstruction: l’anonimato. Von Trier devasta sino alla tabula rasa qualsiasi vaga possibilità di oblio con L’elemento del crimine, film di chirurgica, lucida e ludica sfacciataggine, calibrato per sfidare occhi negli occhi il concetto di Autorialità: rifuggire la mediocrità, imponendosi come auteur, richiede una glaciale conoscenza del gusto generale e dei suoi limiti, da forzare sino alla presunta inaccettabilità, ricorrendo sistematicamente alla provocazione.» (Giulio Sangiorgio, Spietati.it)