EPIDEMIC

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EPIDEMIC

un film di Lars Von Trier
con Lars Von Trier, Niels Vørsel, Udo Kier
sceneggiatura: Lars von Trier, Niels Vørsel ● fotografia: Henning Bendtsen
montaggio: Thomas Krag, Lars von Trier ● musiche: Peter Bach
produzione: Elementfilm
distribuzione: Movies Inspired
Danimarca, 1987 ● 102 minuti

v.o. danese e inglese con sottotitoli in italiano

1987 Festival di Cannes: selezione Un certain regard

Secondo capitolo della trilogia europea: un film difficile da inquadrare ma soprattutto schizoide, combattuto tra una forma scabra e documentaristica che preconizza il Dogma95 e un formalismo esasperato che guarda a Dreyer e ai grandi maestri. Puro Von Trier, insomma.

venerdì 16 Agosto
17:30

sabato 17 Agosto
19:40

domenica 18 Agosto
13:10

lunedì 19 Agosto
19:40

Un regista e uno sceneggiatore lavorano alla scrittura di un film, ma la sceneggiatura viene cancellata per errore. In pochi giorni i due devono così riscriverne un’altra che tratta della diffusione di una terribile epidemia in Europa. Ma il virus comincia a propagarsi veramente, in un’alternanza di fiction e realtà.

«Sembra un documentario ma è un film di finzione basato su eventi reali, in parte ispirato anche a cose successe durante la preparazione de “L’elemento del crimine”. È stato divertente girarlo e il budget da un milione di corone danesi è durato a sufficienza, ma lavorare in più ruoli contemporaneamente è stata una grande fatica: ci vorrà un po’ di tempo prima di tornare a girare un film del genere.» (Lars Von Trier)

«Il cinema è insomma la grande epidemia che contamina tutti i livelli della narrazione, che viene rappresentato nella sua ideazione, nel processo creativo che lo genera: nella fondamentale scena della linea dipinta sulla parete Trier traccia il percorso dell’opera, non solo svelando un metodo di lavoro, ma soprattutto mettendo a nudo il carattere posticcio, cervellotico, pensato del suo cinema, composto di opere in cui tutto è calcolato (anche l’intensità), la volontà di colpire, coinvolgere, provocare, infinocchiare il pubblico, l’inserimento artificioso e programmatico di elementi ad effetto. Così la svolta mistica de Le onde del destino è già presente in questa pellicola, come i successivi proclami opportunistici che hanno costellato la sua carriera; e nella scena in cui si parla di un film ambientato ad Atlantic City senza la necessità di metterci piede si può vedere il presagio agli “americani” Dogville e Manderlay.» (Luca Pacilio, Spietati.it)