
FANTOZZI
un film di Luciano Salce
con Paolo Villaggio, Anna Mazzamauro, Liù Bosisio, Gigi Reder, Umberto D’Orsi
sceneggiatura: Luciano Salce, Piero De Bernardi, Paolo Villaggio, Leo Benvenuti
fotografia: Erico Menczer
montaggio: Amedeo Salfa ● musiche: Fabio Frizzi
produzione: Rizzoli Film
distribuzione: Cineteca di Bologna
Italia,1975 ● 104 minuti
v.o. italiano
Restaurato nel 2021 da Fondazione Cineteca di Bologna,
in collaborazione con RTI-Mediaset e Infinity+,
presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, con il sostegno di
MiC. Color correction supervisionata da Daniele Ciprì
proiezione speciale giovedì 3 aprile ore 20.30
approfondimento a cura di Matteo Marelli (Film Tv)
e visione del videosaggio “Fantozzi. L’eterno ritorno” di Gabriele Gimmelli e Andrea Miele
ospite in sala Andrea Miele
a seguire proiezione de LA CORAZZATA POTEMKIN

il 27 marzo del 1975, esattamente cinquant’anni fa, vedeva la luce sul grande schermo una delle più formidabili maschere comiche di tutto il Novecento italiano. Sulla scena, Paolo Villaggio, inventore e interprete. Per festeggiare il primo, leggendario capitolo della saga cinematografica, ritorna nelle sale Fantozzi in versione restaurata e per festeggiarlo qui al Beltrade ci aggiungiamo anche la visione del videosaggio “Fantozzi. L’eterno ritorno” di Gabriele Gimmelli e Andrea Miele. attenzione: sventoleranno bandiere rosse!
20:30
11:00
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Il mostruoso ‘boom’ economico, mai visto in precedenza dal Paese, ha creato una nuova categoria di schiavi moderni, gli impiegati d’azienda, che vengono continuamente vessati e sfruttati dalle società per trarne il massimo profitto con la minima spesa. In una di queste megaditte, precisamente la ItalPetrolCemeTermoTessilFarmoMetalChimica, lavora il Ragionier Ugo Fantozzi (Paolo Villaggio), la matricola 7820/8 bis dell’Ufficio Sinistri: è un perdente di natura, sposato con la signora Pina (Liù Bosisio), con una figlia bruttissima, Margiangela (Plinio Fernando) che quasi non sembra umana. Perennemente vessato sul lavoro e sottomesso sempre alla classe dirigente dell’azienda, è sparito da ben diciotto giorni, tanto che la moglie, leggermente preoccupata, decide di chiamare la megaditta per avere (rispettose) notizie del marito.
«Fantozzi è un curiosissimo combattente. È il più ‘grande perditore’ di tutti i tempi. […] Si è adattato a tutto e ha incassato tutto continuando a galleggiare e a sorridere. È stata vittima ma non ne è uscito sconfitto.» (Paolo Villaggio)
«guidato con mano ferma dalla graffiante regia di Luciano Salce, reinventa il mondo impiegatizio in forme satiriche e paradossali, con un gusto surreale e grottesco che sembra guardare a certi personaggi ‘umiliati e offesi’ di Gogol’ e di Čechov, così come allo spirito slapstick dei Looney Tunes. Trovando la sua forza “in un pastiche linguistico allo stesso tempo originale e popolare” (Mario Sesti) fatto di congiuntivi sbagliati, gergo pseudo-scientifico, neologismi e un ostinato uso dell’iperbole.» (Cineteca di Bologna)
FANTOZZI. L’ETERNO RITORNO di Gabriele Gimmelli e Andrea Miele
L’idea alla base di questo video saggio è che l’attore Paolo Villaggio sia stato gradualmente “inghiottito” dal suo personaggio più famoso, l’umile ragioniere Ugo Fantozzi, del quale Villaggio, al suo debutto televisivo, raccontava le disavventure utilizzando una narrazione in terza persona. Nel 1975, quando Fantozzi divenne un personaggio cinematografico, Villaggio decise di assumere il ruolo principale in prima persona. Tuttavia, lo sfruttamento intensivo del personaggio, unito alla rapida esaurimento della sua vena creativa, ha costretto l’autore-attore a una ripetizione estenuante delle stesse gag. Mentre Fantozzi perde progressivamente le sue caratteristiche satiriche per diventare una figura più infantile e cartoonesca, il corpo di Villaggio, al contrario, diventa visibilmente più vecchio e debole, fisicamente incapace di sostenere il ruolo. Seguendo le trasformazioni del personaggio e del suo creatore-interprete, il nostro lavoro intende proporre un viaggio attraverso la saga di Fantozzi. Un saggio audiovisivo costruito come una sorta di polittico medievale, in cui ogni capitolo può essere considerato autonomamente e, allo stesso tempo, come una tappa di un discorso più ampio su una delle figure più popolari del cinema italiano del dopoguerra.