FATHER MOTHER SISTER BROTHER

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FATHER MOTHER SISTER BROTHER

un film di Jim Jarmusch
con Tom Waits, Adam Driver, Mayim Bialik, Charlotte Rampling, Cate Blanchett, Vicky Krieps
sceneggiatura: Jim Jarmusch ● fotografia: Frederick Elmes, Yorick Le Saux
montaggio: Affonso Gonçalves ● musiche: Jim Jarmusch, Anika
produzione: badjetlag, CG Cinema, Hail Mary Pictures
distribuzione: Lucky Red
Stati Uniti, Irlanda, Francia, 2025 ● 110 minuti

v.o. inglese e francese con sottotitoli in italiano

2025 Mostra del Cinema di Venezia: Leone D’Oro

FATHER MOTHER SISTER BROTHER

giovedì 18 Dicembre
07:00

FATHER MOTHER SISTER BROTHER è un lungometraggio, attentamente costruito in forma di trittico. Tre storie che raccontano le relazioni tra figli adulti, i loro genitori piuttosto distanti e tra fratelli. Ognuna delle tre parti è ambientata nel presente e ciascuna in un paese diverso.
FATHER è ambientato nel Nord-Est degli Stati Uniti, MOTHER a Dublino, e SISTER BROTHER a Parigi. Una serie di ritratti intimi, osservati senza giudizio, in cui la commedia è attraversata da sottili momenti di malinconia.

«Le relazioni in una famiglia sono sempre complicate, quelle coi genitori soprattutto. Io però non volevo giudicare i miei personaggi, non credo che mentano davvero, diciamo che evitano di dare risposte precise a certe questioni. Il mio ruolo di regista non è dire chi si comporta bene e chi no, preferisco osservare, mi piace anche una certa ingenuità che mostrano nel loro agire. (…) Scegliere l’osservazione dei personaggi permette a chi guarda di trovare da sé le proprie direzioni e anche di avere lo spazio per immaginare un fuoricampo. Passare da una storia all’altra fa parte di questa libertà, è come le nuvole che corrono senza una visione unica. Quello che è importante per me è raccontare con gli attori, con la regia.» (Jim Jarmusch)

«La pellicola di Jarmush è fatta di disarmoniche armonie, di sogni, ricordi, progetti e confronti attorno a tavoli e tavolini con il caffè, i dolci o semplici bicchieri d’acqua. I dialoghi, aromatizzati all’odore di sigaretta o al sapore di the, come in altre pellicole intimiste dal tocco surrealista del regista, sono il propulsore che fa procedere la narrazione e, assieme all’accento sulle parole, prende vita anche quello sugli oggetti su cui il regista zooma la camera. Il film è in sintesi una pellicola sull’amore, ovvero sui diversi modi di viverlo e intenderlo nei complessi intrighi parentali, presentandosi come una serie di studi sui personaggi: silenziosi, osservativi e privi di giudizi, una commedia, in conclusione, ma intessuta di fili di malinconia irrisolta.» (Michela Manente, CineCriticaWeb)