FINO ALL’ULTIMO RESPIRO

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FINO ALL’ULTIMO RESPIRO
À BOUT DE SOUFFLE

un film di Jean-Luc Godard
con Jean Seberg e Jean-Paul Belmondo
sceneggiatura: Jean-Luc Godard ● fotografia: Raoul Coutard
montaggio: Cecile Decugis, Lila Herman ● musiche: Martial Solal
produzione: Les Productions Georges de Beauregard
distribuzione: Cineteca di Bologna
Francia, 1960 ● 90 minuti

v.o. francese con sottotitoli in italiano

1960, Festival di Berlino: Orso d’Argento per la miglior regia ● Premio Jean Vigo: miglior film

a 60 anni dalla sua dirompente uscita nelle sale (e in ricordo del suo attore protagonista recentemente scomparso), ritorna al cinema beltrade il film che ha cambiato tutte le regole del gioco e ha imposto un nuovo modo di raccontare e fare cinema: un big bang rivoluzionario che tra sguardi in macchina, jump cut e un montaggio destabilizzante continua a sorprendere e affascinare.

LA CINEMARATONA RITROVATA
venerdì 28 gennaio

8 e ½ ➽ ore 11.00
fino all’ultimo respiro ➽ ore 13.40
salò o le 120 giornate di sodoma ➽ ore 15.40
effetto notte ➽ ore 18.00
bianca ➽ ore 20.00
la donna che visse due volte ➽ ore 22.00

sabato 29 gennaio
vampyr ➽ ore 0.30
la corazzata potemkin ➽ ore 2.00
mulholland drive ➽ ore 3.30

Michel, giovane dal passato burrascoso, ruba un’automobile e fugge col proposito di recarsi in Italia. Inseguito da due agenti, ne uccide uno e, continuando la sua fuga, giunge a Parigi. Dopo essersi rivolto ad alcuni amici per ottenere del denaro, va in cerca di Patrizia, giovane americana, per la quale sente un sincero affetto. La ragazza però non ricambia il suo sentimento e continua a farsi corteggiare da un collega al giornale dove lavora. La polizia intanto fa delle indagini per scoprire l’assassino dell’agente e avendo accertato che si tratta di Michel, si dà da fare per catturarlo.

«Fino all’ultimo respiro appartiene, per sua natura, al genere di film in cui tutto è permesso. Per di più Fino all’ultimo respiro era il genere di film in cui tutto era permesso, era nella sua natura. Qualsiasi cosa faccia la gente, tutto poteva essere inserito nel film. È proprio questa l’idea da cui ero partito. Pensavo: c’è già stato Bresson, è appena uscito Hiroshima, un certo tipo di cinema si è appena concluso, forse è finito, allora mettiamo il punto finale, facciamo vedere che tutto è permesso. Quello che volevo era partire da una storia convenzionale e rifare, ma diversamente, tutto il cinema che era già stato fatto.» (Jean-Luc Godard)

«Nella sua apparente linearità narrativa, À bout de souffle è un complesso gioco attraverso l’esigenza estremizzata di una rottura formale, che, liberandosi del linguaggio filmico classico, dopo averlo coscientemente introiettato e profondamente amato, diventa nuova modalità espressiva basata sulla frattura, sulla contraddizione, sullo svelamento stesso della finzione, in modo da distogliere violentemente lo sguardo dello spettatore dal suo sonno acritico e passivo.» (Francesca Bea, Sentieri Selvaggi)