
GLI UCCELLI DEL MONTE QAF
PAST FUTURE CONTINOUS
un film di Morteza Ahmadvand e Firouzeh Khosrovani
sceneggiatura: Firouzeh Khosrovani, Morteza Ahmadvand ● fotografia: Mohamad Hadadi
montaggio: Solmaz Eftekhari ● musiche: Christophe Rezai
produzione: Fifi Film, Antipode Films, ZaLab, Rai Cinema
distribuzione: Zalab Film
Iran, Norvegia, Italia, 2025 ● 80 minuti
v.o. persiano con sottotitoli in italiano
2025, Mostra del cinema di Venezia: Giornate degli Autori
Proiezione all’interno de Le vie del Cinema 2025
Per info su prenotazioni e biglietti consultare il sito dedicato: le vie del cinema

Presentato alle Giornate degli Autori dell’ultimo Festival di Venezia, GLI UCCELLI DEL MONTE QAF arriva a Milano grazie a LE VIE DEL CINEMA.
Una storia poetica e toccante sull’esilio, sulla memoria e sui legami nascosti con i luoghi in cui non possiamo più tornare. Posti che possiamo visitare solo attraverso i sogni, la tecnologia e la nostalgia.
Maryam è fuggita dall’Iran all’età di vent’anni, avvolta da una pelle di pecora, nascosta in un gregge che attraversava il confine montuoso tra Iran e Turchia. La rivoluzione aveva appena trionfato e i suoi amici attivisti erano stati incarcerati o giustiziati. La sua famiglia decise di salvarla ad ogni costo. Lasciò l’Iran e non vi fece più ritorno. Con l’aiuto dei suoi amici, Maryam ha installato videocamere di sorveglianza sparse su tutta la casa dei genitori. Così, dalla nuova dimora negli Stati Uniti, poteva vedere il suo passato su uno schermo. Una soluzione precaria. Perché ogni volta che cadeva la Rete in Iran, non era più possibile ricevere le immagini
«Past Future Continuous si ispira alle esperienze personali di amici e famigliari che hanno lasciato l’Iran alla ricerca di una nuova vita. Quasi tutti gli iraniani rimasti nel paese, prima o poi, hanno preso in considerazione l’idea di partire; mentre alcuni iraniani che sono emigrati hanno desiderato tornare in patria. Past Future Continuous sposta l’attenzione dall’atto della partenza a ciò che si lascia indietro, la casa, la terra. Luoghi che col tempo si svuotano. Il film riflette sulla silenziosa perdita di legami, sul calore sbiadito di questi spazi e sull’amore duraturo che sopravvive nonostante la distanza.» (Morteza Ahmadvand, Firouzeh Khosrovani)
«Pubblico e privato formano il nocciolo intimo e delicato del discorso, l’allontanamento e l’esclusione, concetti ribaditi osservando il destino di un popolo condannato a rivivere in eterno la stessa pena, un peso condiviso senza gioia con altri esuli del Medio Oriente. Lo sguardo degli autori rinuncia immediatamente all’imparzialità, e il tono della voce, i rumori e le musiche diventano evocative, fanno percepire il dolore dell’esclusione e l’apprensione sopita di un’ultima occhiata alle persone care, aspettando l’arrivo della morte. Un buon documentario che usa la voce narrante per fare un viaggio dal presente fino alla memoria del passato, provando ad immaginare una via di fuga» (Antonio D’Onofrio, Sentieri Selvaggi)