
GLI UCCELLI ● THE BIRDS
un film di Alfred Hitchcock
con Tippi Hedren, Rod Taylor, Jessica Tandy, Suzanne Pleshette, Veronica Cartwright,
Ethel Griffies, Charles McGraw ● soggetto: dal romanzo di Daphne du Maurier
sceneggiatura: Evan Hunter ● fotografia: Robert Burks ● montaggio: George Tomasini
musiche: Remi Gassman, Oskar Sala, Bernard Herrmann ● scenografia: Robert Boyle
produzione: Alfred Hitchcock per Universal Picture
distribuzione: Cineteca di Bologna
Stati Uniti, 1963 ● 119 minuti
v.o. in inglese con sottotitoli in italiano
1964, Nomination a Ub Iwerks per i migliori effetti visivi ● Golden Globe a Tippi Hedren
come miglior attrice emergente

Il “Cinema ritrovato” presenta un nuovo film restaurato, uno dei capolavori di Alfred Hitchcock, il regista dal quale ancora oggi nessun amante del cinema e nessuno studente di cinema, di teoria o di tecnica, può prescindere
San Francisco, anni Sessanta. Mitch Brenner, avvocato, e Melanie Daniels, figlia dell’editore di un grande giornale, s’incontrano in un negozio di animali. Mitch finge di scambiarla per una commessa e le domanda una coppia di “inseparabili” (Love Birds). Melanie sta al gioco e decide di recapitargliela di persona, per fargli una sorpresa. Non trovandolo in città si spinge fino a Bodega Bay, dove l’uomo passa i fine settimana con la madre e la sorella. Qui, però, Melanie viene inspiegabilmente attaccata da un gabbiano. Ed è solo il primo di una serie di attacchi inquietanti e inspiegabili degli uccelli, sempre più numerosi e feroci, contro gli abitanti della cittadina.
«Ho sempre avuto paura di improvvisare sul set, perché al momento delle riprese, se si trova il tempo di avere delle idee, non si trova il tempo di esaminarne la qualità. (…) Ma sono stato molto agitato ed è raro che mi capiti, perché di solito scherzo molto durante le riprese. La sera, quando tornavo a casa e trovavo mia moglie, ero ancora turbato, emozionato. Qualcosa è accaduto, una cosa completamente nuova per me: mi sono messo a studiare la sceneggiatura durante le riprese e vi ho trovato dei punti deboli. Questa crisi che ho attraversato ha risvegliato in me qualcosa di nuovo dal punto di vista della creazione.
Mi sono lasciato andare a delle improvvisazioni. Per esempio, tutta la scena dell’attacco esterno sulla casa, dell’assedio della casa da parte degli uccelli, che non si vedono è stata improvvisata sul set. Non mi era quasi mai accaduto, ma non ci ho messo molto a decidermi e ho disegnato rapidamente i diversi movimenti dei personaggi. Ho deciso che la madre e la ragazzina si sarebbero spostate per cercare un riparo. Ma le ho fatte muovere in diverse direzioni, affinché si spostassero come degli animali, come dei topi che scappano in tutti gli angoli.
Melanie Daniel l’ho ripresa intenzionalmente a distanza, perché ho voluto mostrare che si ritirava davanti al nulla. Da cosa si ritirava? È spinta sempre più contro il muro. Si sposta indietro, si allontana, ma non sa neanche da cosa si allontana.
Tutto ciò mi è venuto rapidamente e senza difficoltà, per lo stato emozionale in cui mi trovavo.» (Alfred Hitchcock)
«Se si hanno occhi per vedere, orecchie per ascoltare e un cuore per sentire, Gli uccelli è un film magnifico. Di una bellezza ammaliante che, secondo il procedimento caro a Hitchcock da La finestra sul cortile e messo a punto con La donna che visse due volte, ci trascina lentamente, dolcemente, ma irresistibilmente, dalla dimensione del quotidiano verso i territori lontani del fantastico. È un film musicale. Inizia con un andante piacevole, grazioso, seducente, che con una minima modulazione diventa poco a poco grave, strano, angosciante. Poi improvvisamente esplode un allegro vivace, vorace, rapace, che a sua volta si appesantisce, assumendo risonanze terrificanti. Infine, si conclude con una corona tra le più minacciose che si possano immaginare. […] Questo film – il più compiuto, il più meditato, il più profondo di Hitchcock, insieme a Psyco – è l’austera riflessione di un uomo che si interroga sui rapporti tra l’umanità e il mondo. Rapporti considerati da tutte le possibili angolazioni, tanto quella metafisica, occulta, filosofica, scientifica, psicanalitica (in questo film la psicanalisi è fondamentale) quanto semplicemente quella naturale. Riflessione pessimista, apocalittica. È la più grave accusa contro la nostra società materialista, alla quale non accorda che poche speranze prima della catastrofe.» (Jean Douchet)