HAYAO MIYAZAKI E L’AIRONE
un film di Kaku Arakawa
con Hayao Miyazaki e Toshio Suzuki
fotografia: Taro Tokuhisa, Kaku Arakawa
montaggio: Teruyuki Mouri
produzione: NHK
distribuzione: Lucky Red
Giappone, 2024 ● 120 minuti
v.o. giapponese con sottotitoli in italiano
Dopo Never-Ending Man – Hayao Miyazaki, Kaku Arakawa torna sulle tracce del gigante dell’animazione con un nuovo documentario.
seguendo il maestro giapponese nella realizzazione della sua più recente opera, Il ragazzo e l’airone, il regista instaura un parallelo tra l’uomo e le sue creazioni, sviscerando il processo dietro ad una produzione che tra momenti di entusiasmo e rallentamenti si fa per Miyazaki sempre più personale.
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Girato durante i sette anni di lavorazione de Il ragazzo e l’airone, il documentario è un viaggio esclusivo nel processo produttivo e creativo dello Studio Ghibli e un’immersione nella storica collaborazione di Miyazaki con il produttore Toshio Suzuki, una sorta di danza tra inganni e amicizia, che rispecchia quella di Mahito e l’airone, con Suzuki che stimola Miyazaki a spingersi sempre più in là nella sua creatività, arrivando alla creazione di un capolavoro senza precedenti.
«Da quando ho intervistato per la prima volta il signor Miyazaki nel 2005, l’ho visto ripetutamente per una serie di interviste ravvicinate nel corso degli anni. Quando è andato in pensione, abbiamo instaurato con lui un rapporto molto stretto, tanto che potevo passare spontaneamente a salutarlo nel suo laboratorio. (…) Miyazaki è estremamente stoico. Si spinge a diventare “schiavo del suo film” e, una volta avviata la produzione, esige che sia lui stesso che il suo staff diano il massimo per il film.» (Chris Petit)
«Quello di Arakawa è un instancabile e ineluttabile pedinamento di Miyazaki: durante le sue giornate nello Studio, nella sua casa-rifugio, nei suoi tragitti esterni, nelle sue visite ai bimbi adoranti della scuola vicina e via discorrendo. Al di là del singolo titolo, è un lavoro decennale minuzioso, certosino, forse un po’ folle (…) E così possiamo ricostruire le tappe, estetiche e narrative, del nuovo film di Miyazaki, diventato via via un lungo addio a Takahata e una riflessione su quello che è stato e non sarà più.» (Enrico Azzano, Quinlan.it)