HOW TO SAVE A DEAD FRIEND

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HOW TO SAVE A DEAD FRIEND

un film di Marusya Syroechkovskaya
fotografia: Kimi Morev e Marusya Syroechkovskaya
montaggio: Qutaiba Barhamji
produzione: Sisyfos Film e Docs Vostok
distribuzione: ZALAB e Pordenone Docs Fest
Norvegia, Svezia, Francia, Germania, 2022 ● 103 minuti

v.o. russo con sottotitoli in italiano

2022 Vision du Réel: concorso
2022 Festival dei Popoli: concorso

proiezione speciale giovedì 18 aprile ore 21.40
in sala la regista insieme a Silvia Carobbio, responsabile editoriale zalabview,
e Giada Arena, redattrice di Lucy sulla cultura

Questo documentario intimo e politico abbraccia 12 anni di vita in un caleidoscopio di formati, immagini vibranti e suoni provenienti dalla cultura underground degli anni 2000, raccontando una storia d’amore, di dipendenza e rovina di due giovani nella Russia di Putin.

giovedì 2 Maggio
19:40

sabato 4 Maggio
11:30

Girato nel corso di 12 anni, è il resoconto di una storia d’amore in un mondo in rovina. Marusya, una 16enne russa insofferente al regime della “Federazione della depressione”, si propone di rientrare nelle statistiche dei suicidi giovanili entro la fine dell’anno. Ma poi incontra Kimi, suo coetaneo, e tra i due nasce un’inaspettata e travolgente storia d’amore, intrappolata, come sono loro, nella risacca di un governo oppressivo. Insieme, Marusya e Kimi filmano l’euforia, l’ansia e la disperazione della loro gioventù, alimentata da droghe e musica. Quando la dipendenza minaccia di far svanire Kimi per sempre, la telecamera di Marusya diventa l’ultima possibilità per salvare l’amico.

«Kimi è morto la notte del 4 novembre 2016. Non era solo mio marito e il mio amante, era anche il mio migliore amico, la mia anima gemella. Ma si stava arrendendo: al suo futuro, ai suoi sogni, anche al suo aspetto… stava sprofondando sempre di più nell’autodistruzione, ed era difficile per me vedere la persona che amavo così tanto distruggersi. Non accettava aiuto da nessuno, l’unica cosa che potevo fare era stargli accanto. Come si fa a trattenere qualcuno che fa del suo meglio per scomparire? Volevo esserci per lui, ma tutta la situazione mi ha ferito tantissimo. Quindi la macchina fotografica mi ha fornito la distanza di cui avevo bisogno, facendo sembrare tutto “non reale”. Forse girare per me è diventato quello che la droga è diventata per Kimi: una fuga dalla realtà, da tutto ciò che non ha funzionato per noi.» (Marusya Syroechkovskaya)

«Composto da filmati domestici girati da Marusya Syroechkovskaya durante la sua adolescenza e la prima età adulta, il film è una storia personale di lei e Kimi, una studentessa di storia che ama allo stesso modo sia Alessandro Magno che Kurt Cobain. È una narrazione soggettiva, intima e personale. Marusya racconta quindi il rapporto che costruisce con il suo ragazzo: i pianti, le risate, gli abbracci, il matrimonio anticonvenzionale, la rottura e infine la continuazione di una radicata amicizia. Una storia scomposta, frammentata che trova la sua ragion d’essere nella ricerca di trovare un ordine in una storia di solitudine, depressione e dipendenza. La storia di una ragazza che pensa di morire e trova la vita in un ragazzo che a sua volta disprezza la vita. Kimi muore e lascia un testamento che lei decide di far riemergere con una sorta di documentario/intervista che gli dà voce.» (Sarah D’Amora, sentieriselvaggi.it)