I DIARI DI MIO PADRE – 21 maggio

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I DIARI DI MIO PADRE

un film di Ado Hasanović
sceneggiatura: Armando Maria Trotta, Anna Zagaglia, Ado Hasanović
fotografia: Ado Hasanović  ● musiche originali: Iosonouncane
riprese originali in VHS: Ben, John e Boys
montaggio:  Ercole Cosmi ● musiche:
produzione: Palomar Mediawan
distribuzione: Palomar Mediawan
2023 ● 97 minuti

v.o. bosniaco e italiano con sottotitoli in italiano

2024 Sarajevo FF, in concorso ● Visions du Réel, in concorso
2025, Bosnian-Herzegovininan Film Festival di New York,
Premio della Giuria per il Miglior Documentario e il Premio del Pubblico

attraverso la sua particolare costruzione, il film fa riflettere sull’assurdità di ogni guerra, a partire da un conflitto che, pur avvenuto quasi trent’anni fa, continua a condizionare fortemente l’esistenza dei sopravvissuti e dei loro figli.

mercoledì 21 Maggio
20:00

È l’agosto del 1993 quando Bekir Hasanović, videoamatore bosniaco, scambia una moneta d’oro per la videocamera con cui, da quel momento, filmerà la vita di ogni giorno a Srebrenica.
I DIARI DI MIO PADRE è un racconto che comincia trent’anni dopo e che si snoda tra i suoi diari e i suoi videotape. Da un lato c’è lui, Bekir, sopravvissuto alla guerra in Bosnia e alla Marcia della Morte, dall’altro c’è Ado, il figlio regista. Il primo fa di tutto per dimenticare quegli anni, il secondo lotta per ricostruirne la storia cercando di intervistare suo padre.

«Ho sempre avuto diversi problemi con mio padre. Perfino quando speravo che avrebbe voluto condividere con me la sua esperienza, si è rifiutato di raccontarmi come è sopravvissuto al genocidio di Srebrenica.
Avevo solo sei anni quando è iniziato il conflitto in Bosnia ed Erzegovina. Devo essere onesto: per molto tempo ho cercato di dimenticare la mia infanzia, molto dura e, come mio padre, non volevo risolvermi rispetto al passato. Tutto è cambiato quando nel 2016 mio padre ha avuto un attacco cardiaco al quale fortunatamente è sopravvissuto, da allora ho deciso di riprenderlo con la mia macchina da presa. Il film si concentra principalmente sull’incapacità di un padre e un figlio di parlare della guerra. Bekir non ha mai voluto raccontare molto di quel periodo della sua vita, diceva sempre: “Prima di fare domande devi leggere i diari e vedere i VHS”. Ma diceva sempre anche qualcos’altro: “Figlio mio, io morirò e tu non avrai ancora finito questo film”.
Aveva ragione. A giugno del 2020 mio padre ha avuto un attacco cardiaco ed è morto. Aveva solo 58 anni.La sua morte è stato il momento più difficile della mia vita, ho provato il peggior dolore possibile. Non era solo mio padre, era anche la persona che mi aveva insegnato a tenere in mano una videocamera. Questo è il mio modo per ringraziarlo per tutto ciò che mi ha insegnato.» (Ado Hasanović)

«Intrecciando filmati d’archivio e nuove riprese il film raccontare una delle pagine più oscure della storia europea recente: il genocidio di Srebrenica.
Con il supporto di un’improvvisata troupe, i “Dzon, Ben & Boys”, Bekir documenta le difficoltà di una comunità intrappolata in un conflitto brutale. Le sue riprese, spesso fuori fuoco e accompagnate dal tipico ronzio dei nastri VHS, immortalano un’umanità spezzata ma resiliente, che si aggrappa al sostegno reciproco, alla fiducia nel futuro e ad una sana ironia balcanica.
Quasi trent’anni dopo, Ado Hasanovic decide di “rivisitare” quei filmati, integrandoli con i diari del padre e un dialogo con la madre Fatima. Il risultato è un racconto personale e toccante che esplora la memoria del genocidio e il peso del passato sulla vita dei sopravvissuti. Hasanovic figlio non si limita a montare il materiale d’archivio, ma lo trasforma in una vibrante testimonianza universale, mettendo a confronto la storia della sua famiglia con la tragedia collettiva vissuta dal popolo bosniaco.» (Camillo De Marco, Cineuropa)