IL CASO GOLDMAN

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IL CASO GOLDMAN
LE PROCÈS GOLDMAN

un film di Cédric Kahn
con Arieh Worthalter, Arthur Harari, Stéphan Guérin-Tillié
sceneggiatura: Nathalie Hertzberg, Cédric Kahn ● fotografia: Patrick Ghiringhelli
montaggio: Yann Dedet ● scenografie: Guillaume Deviercy
produzione: Moonshaker
distribuzione: Movies Inspired
Francia, 2023 ● 115 minuti

v.o. francese con sottotitoli in italiano

2023 Festival di Cannes: Quinzaine des cinéastes
Lisbon FF: premio speciale della giuria

asciutto, diretto, implacabile: grande lezione di messa in scena e di scrittura, “Il caso Goldman” recupera una delle cronache giudiziarie più importanti degli anni ’70 e conferma il vitalismo del cinema di Cédric Kahn, capace di universalizzare un’ aula di tribunale rendendola specchio dei conflitti di una società.

Nel novembre del 1975 inizia il secondo processo a Pierre Goldman, attivista di estrema sinistra condannato in primo grado all’ergastolo per quattro rapine a mano armata, una delle quali ha causato la morte di due farmacisti. In secondo appello, Goldman sostiene la sua innocenza e, in poche settimane, diventa un’icona della sinistra intellettuale. Alla difesa c’è il giovane avvocato Georges Kiejman, ma il rapporto con il suo assistito presto si fa teso. Goldman, sfuggente e provocatorio, rischia la pena di morte e rende incerto l’esito del processo.

«Attivista politico, autore di rapine a mano armata, icona letteraria, figlio dell’Olocausto… Il processo a Pierre Goldman è un universo a sé, un caso molto più grande dell’aula di un tribunale. C’è, innanzitutto, il periodo: siamo a metà degli anni ‘70 e gli ideali rivoluzionari degli anni ‘60 si stanno dissolvendo. Così come il processo a OJ Simpson è stato una finestra sull’America degli anni Novanta, il processo a Pierre Goldman ha rappresentato una finestra sulla Francia degli anni Settanta. Gli ideali degli anni ‘60 sono stati corrotti in un mondo che è tornato all’imperialismo al capitalismo e ha voltato le spalle alla rivoluzione. Analogamente al processo a OJ Simpson, il processo a Pierre Goldman ha rappresentato una politicizzazione di un caso legale segnato da questioni sociali e ideologiche.» (Cédric Kahn)

«Un racconto denso, nervoso, fatto di dialoghi, scontri verbali, di accuse e attacchi frontali, di slogan militanti e di strategie avvocatesche. Un racconto . Kahn decide di non uscire praticamente mai dall’aula di tribunale, se non per brevi istanti che comunque si risolvono in interni. Un film “concentrato” nel senso più fisico del termine, tutto “dentro” l’azione, senza alcuna tentazione di approfondimento psicologico, di accentuazione emotiva o deriva sentimentale. Nessuna scena di intimità o di scavo. Persino il profilo dell’imputato, con le sue tendenze psicotiche e le fascinazioni suicide, emerge dalle parole dei periti e dei testimoni più che dagli atteggiamenti del protagonista. Mentre l’emozione passa per intero dagli accadimenti, dalle dinamiche del dibattimento, si muove lungo le reazioni dei personaggi e del pubblico.» (Aldo Spiniello, Sentieri Selvaggi)