
IL FIORE DEL MIO SEGRETO
LA FLOR DI MI SECRETO
un film di Pedro Almodóvar
con Marisa Paredes, Chus Lampreave, Jordi Mollà, Rossy De Palma, Juan Echanove
sceneggiatura: Pedro Almodóvar ● fotografia: Affonso Beato
montaggio: José Salcedo ● musiche: Alberto Iglesias
produzione: Augustin Almodovar per El Deseo
distribuzione: CG Entertainment con Barz and Hippo
Spagna, 1995 ● 100 minuti
v.o. spagnolo con sottotitoli in italiano
Fotogramas de Plata 1996, Miglior Attrice Marisa Paredes
Premio Sant Jordi 1996, Miglior Attrice Marisa Paredes
Festival Internacional di Cinema Karlovy Vary 1996, Miglior Attrice Marisa Paredes

In Il fiore del mio segreto, Almodóvar affronta il tema del corpo in modo più intimo e delicato: la protagonista Leo – un’immensa Marisa Paredes – si trova a confrontarsi con il suo corpo e con la sua identità in un viaggio interiore che la porta a riscoprire se stessa e a liberarsi dalle convenzioni che la soffocano.
Un’autrice di successo di romanzi rosa sta attraversando una crisi esistenziale. La sua più autentica, tormentata natura si sta ribellando e la porta a divorare letture impegnate e criticare i suoi stessi romanzi usando uno pseudonimo. Sul fronte sentimentale è ancora peggio: l’amatissimo marito vuole lasciarla. La donna, confusa e ormai scossa nel profondo, tenta il suicidio, ma poi l’istinto vitale la porta all’accettazione del dolore e a una completa rinascita attraverso un viaggio catartico nei luoghi dell’infanzia.
«È un film di “buoni sentimenti”, che non implica affatto alcuna concessione al sentimentalismo. In altre parole, è un dramma. Anche se adoro il melodramma, questa volta ho scelto l’aridità e la sintesi. Bile invece di miele. Lacrime che non servono per sfogarsi, ma per soffocare. Dolore vero.» (Pedro Almodóvar)
«Imprevedibile ed estremamente stratificato nella componente umana, il film di Almodóvar procede seguendo un’armonia frammentata, fatta di intervalli intensi e movimenti concitati, che riproduce le innumerevoli sfaccettature della protagonista. La macchina da presa la inquadra spesso riflessa in uno specchio o dietro a un vetro: la sua immagine appare distorta, spezzata, moltiplicata, a sottolineare una personalità complessa e piena di contraddizioni. Prigioniera di una scrittura commerciale così come di un amore consolatorio (…) Leo indossa tante maschere quante sono le menzogne che è disposta a tollerare pur di non guardare in faccia la realtà: il tradimento del marito, l’inganno dell’amica, il ricatto degli editori. Soffocata dal peso degli eventi, assume un’altra identità per liberarsi della vecchia, tenta il suicidio, torna nel paese natio insieme alla madre. Il regista innesta nel tessuto narrativo molti temi che svilupperà nelle opere successive (il binomio arte-vita, la morte, la riscoperta delle proprie radici). (…) Con Il fiore del mio segreto Almodóvar rinuncia al virtuosismo degli intrecci preferendo uno sviluppo più classico e lineare, che lascia spazio all’interazione tra i personaggi colti nella loro quotidianità. Tuttavia non manca di sorprendere lo spettatore con momenti di assoluta astrazione, che rivelano il carattere autoreferenziale del suo cinema.» (Marco Boisi, sentieriselvaggi.it)