LA CHIMERA

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LA CHIMERA

un film di Alice Rohrwacher
con Josh O’Connor, Carol Duarte, Isabella Rossellini
Vincenzo Nemolato, Lou Roy-Lecollinet, Giuliano Mantovani
e la partecipazione di Alba Rohrwacher
sceneggiatura: Alice Rohrwacher ● fotografia: Hélène Louvart
montaggio: Nelly Quettier
produzione: Tempesta con Rai Cinema
in coproduzione con Amka Films Productions e Ad Vitam
distribuzione: 01 Distribution
Italia, Svizzera, Francia, 2023 ● 134 minuti

v.o. italiano con sottotitoli in inglese/ italian OV with english subtitles

2023 Festival di Cannes: concorso

Presentato in Concorso al festival di Cannes, la Chimera di Alice Rorhwacher è l’ultimo capitolo della trilogia (insieme a Le Meraviglie e a Lazzaro Felice) dedicata alla memoria. Ambientato negli anni ’80, nel mondo clandestino dei “tombaroli”, e girato in tre formati (16mm, super 16 mm e 35mm), il film, arcaico e postmoderno, poetico e di denuncia, mescola sacro e profano con un’estetica fatta con la materia del sogno e del ricordo.

Ognuno insegue la sua chimera, senza mai riuscire ad afferrarla. Per alcuni è il sogno del guadagno facile, per altri la ricerca di un amore ideale… Di ritorno in una piccola città sul mar Tirreno, Arthur ritrova la sua sciagurata banda di tombaroli, ladri di corredi etruschi e di meraviglie archeologiche. Arthur ha un dono che mette al servizio della banda: sente il vuoto. Il vuoto della terra nella quale si trovano le vestigia di un mondo passato. Lo stesso vuoto che ha lasciato in lui il ricordo del suo amore perduto, Beniamina. In un viaggio avventuroso tra vivi e morti, tra boschi e città, tra feste e solitudini, si svolgono i destini intrecciati di questi personaggi, tutti alla ricerca della Chimera.

«Nel luogo in cui sono cresciuta capitava spesso di ascoltare storie di segreti ritrovamenti, di scavi clandestini e di avventure misteriose. Bastava restare in un bar la sera tardi, o fermarsi in una fraschetta di campagna per sentire di quel tale che col trattore aveva scoperchiato una tomba villanoviana, o dell’altro che scavando di notte vicino alla necropoli aveva rinvenuto una collana d’oro così lunga da poter circondare una casa, e dell’altro ancora che era divenuto ricco, in Svizzera, vendendo un vaso etrusco che aveva trovato nell’orto. Storie di scheletri e fantasmi, di fughe e di oscurità. […] Questa vicinanza tra il sacro e il profano, tra la morte e la vita, che ha caratterizzato tutti gli anni della mia crescita mi ha sempre affascinato ed ha dato una misura al mio sguardo. Per questo ho deciso di fare finalmente un film che racconti questa trama stratificata, questo rapporto tra due mondi, probabilmente l’ultimo tassello di un trittico su un territorio che si interroga su una domanda centrale: che cosa fare del passato?» (Alice Rohrwacher)

«Un cinema che ricerca una nuova tessitura plastica nell’ibridazione, nella sensualità delle immagini disparate, che mette insieme gli opposti mantenendo le differenze, espressione di un’umanità ideale composta da persone di diverse etnie, culture, lingue, eppure felice nelle differenze, consapevole che siamo tutti stranieri e cittadini. Per farlo il film unisce frammenti esili e lontani, restituisce bellezza e grandezza al sacro, alle vestigia, minori o maggiori che siano. La cineasta trasmette un grande messaggio di elevazione spirituale senza alcuna pomposità.» (Francesco Boille, Internazionale)