IL BEL MATRIMONIO
LE BEAU MARIAGE
un film di Éric Rohmer
con Béatrice Romand, André Dussollier, Arielle Dombasle e Pascal Greggory
sceneggiatura: Éric Rohmer ● fotografia: Bernard Lutic
montaggio: Cécile Decugis ● musiche: Ronan Girre, Simon (Innocents)
produzione: Les Films du Losange
distribuzione: Academy Two
Francia, 1982 ● 97 minuti
v.o. francese con sottotitoli in italiano
“Commedie e proverbi”, il ciclo di sei film così nominato dallo stesso Rohmer arriva in versione restaurata. si parte con LA MOGLIE DELL’AVIATORE, a seguire ogni lunedì un nuovo titolo: IL BEL MATRIMONIO, PAULINE ALLA SPIAGGIA, LE NOTTI DELLA LUNA PIENA, IL RAGGIO VERDE e L’AMICO DELLA MIA AMICA.
ogni inizio settimana, la prima proiezione del nuovo film sarà accompagnata dal titolo precedente per una doppietta perfetta.
Il bel matrimonio, con la forma tipica della commedia, mette in scena scontri di tesi e posizioni per innescare una riflessione profonda su tutto ciò che ruota attorno al matrimonio: dalle convenzioni sociali alla libertà di pensare e di agire, fino al ruolo delle differenze di classe.
11:10
18:10
Sabine, studentessa di Storia dell’arte, ha una relazione con il pittore Simon, che è sposato e ha un figlio. Una notte mentre sono a letto insieme vengono disturbati da una telefonata della moglie. Qualche equilibrio si rompe dentro Sabine, che decide di lasciare Simon e gli annuncia di volersi sposare, malgrado ancora non sappia con chi.
«Mi piace mostrare sullo schermo degli esseri pensanti, dotati di una “psiche”. Continuo a credere che un cinema fondato sull’intreccio e su personaggi ben caratterizzati sia sempre moderno» (Éric Rohmer)
«Il secondo film della serie Commedie e proverbi è un mirabile studio di caratteri che contrappone con garbo e ironia l’universo femminile e quello maschile all’interno delle dinamiche sentimentali, attraverso il punto di vista della protagonista. Perfetta la compensazione tra la goffa intraprendenza di Sabine e il distacco di Edmond, servita da Rohmer con perizia di scrittura che è asse portante di un cinema della parola in cui la normalità del quotidiano diventa una preziosa testimonianza di verità.» (longtake.it)