L’AMICO DELLA MIA AMICA

/ / Senza categoria

L’AMICO DELLA MIA AMICA
L’AMI DE MON AMIE

un film di Éric Rohmer
con Emmanuelle Chaulet, Sophie Renoir, Anne-Laure Meury ed Eric Viellard
sceneggiatura: Éric Rohmer ● fotografia: Bernard Lutic
montaggio: Maria-Luisa Garcia ● musiche: Jean-Louis Valero
produzione: Les Films du Losange
distribuzione: Academy Two
Francia, 1987 ● 102 minuti

v.o. francese con sottotitoli in italiano

“Commedie e proverbi”, il ciclo di sei film così nominato dallo stesso Rohmer arriva in versione restaurata. si parte con LA MOGLIE DELL’AVIATORE, a seguire ogni lunedì un nuovo titolo: IL BEL MATRIMONIO, PAULINE ALLA SPIAGGIA, LE NOTTI DELLA LUNA PIENA, IL RAGGIO VERDE e L’AMICO DELLA MIA AMICA.
ogni inizio settimana, la prima proiezione del nuovo film sarà accompagnata dal titolo precedente per una doppietta perfetta.

ultima commedia del ciclo, L’amico della mia amica scava ancora una volta nell’universo femminile, con una storia di cambiamenti e permutazioni, simmetrie e raddoppi, un quadrilatero romantico ambientato nella “ville nouvelle” di Cergy-Pontoise.

Nella periferia parigina, la giovane commessa Blanche e la studentessa Léa sono intime amiche: la prima sembra spinta verso l’amore per l’affascinante ingegnere Alexandre, mentre la seconda frequenta senza troppa convinzione Fabien.

«L’obiettivo è far scaturire significati etici dal comportamento dei personaggi, che si dipingono da sé attraverso le loro azioni o le loro passioni, i loro slanci o le loro illusioni, i vacillamenti del cuore o dei sensi, ma soprattutto attraverso la distanza che si viene a creare tra le loro parole e le loro azioni» (Éric Rohmer)

«I quadri di Rohmer sono impressionisti: non c’è musica, non ci sono primi piani, non ci sono colori sgargianti. Le scene di vita quotidiana sono riprese in maniera minimale, seguendo più i sussulti delle frasi non dette che profondità filosofiche di pensiero. La vita non è un monocromo blu sul modello Yves Klein ma un insieme di diverse sfumature di colore che possono mutare con il cambio di stagione, al primo colpo di vento. Rohmer coglie perfettamente questa caducità e la fissa magistralmente sulla sua tela, costringendo lo spettatore a condividere la empatia per i diversi personaggi.» (Fabio Fulfaro, Sentieri selvaggi)