LE CITTÀ DI PIANURA – dal 2 ottobre

/ / Prossimamente

LE CITTÀ DI PIANURA

un film di Francesco Sossai
con Filippo Scotti, Sergio Romano, Pierpaolo Capovilla, Roberto Citran e Andrea Pennacchi
sceneggiatura: Francesco Sossai, Adriano Candiago
fotografia: Massimiliano Kuveiller ● montaggio: Paolo Cottignola
musiche: Krano
produzione: Vivo Film, Maze Pictures, Rai Cinema
distribuzione: Lucky Red
Italia, Germania 2025 ● 98 minuti

v.o. italiano

2025 Festival di Cannes: concorso Un Certain Regard

con il suo nuovo film Francesco Sossai realizza un sorprendente road movie che attraversa la pianura veneta tra bar, bevute e sbronze: surreale, intimo e coinvolgente, un ritratto quasi antropologico della provincia, con un cast di personaggi pronto a conquistarci

giovedì 2 Ottobre
07:00

Carlobianchi e Doriano, due spiantati cinquantenni, hanno un’ossessione: andare a bere l’ultimo bicchiere. Una notte, vagando in macchina da un bar all’altro, si imbattono per caso in Giulio, un timido studente di architettura: l’incontro con questi due improbabili mentori trasformerà profondamente Giulio nel suo modo di vedere il mondo e l’amore, e di immaginare il futuro.

«Ho passato la mia vita nei bar, praticamente, fin da bambino. Vengo da una piccola città del nord Italia, dove è ambientato il film. Aveva quattro strade e dieci bar. Ciò che mi interessa non è il piacere di bere; non è questione di piacere. Gli uomini che bevono hanno un modo particolare di parlare: è come se fossero sempre di fronte a un pubblico. Anche se parlano a una persona, in realtà stanno parlando a tutto il bar. Questi due mettono in piedi uno show per Giulio. In realtà è molto dolce e umano: c’è fragilità nel dover recitare costantemente. Di solito sono personaggi di una rappresentazione teatrale e conoscono le loro battute. Volevo vedere cosa succede quando tutto questo si sgretola un po’, quando si svegliano soli, con i postumi della sbornia, e si intravede chi sono veramente.» (Francesco Sossai)

«Tra l’antropologico e il surreale, l’annaffiato e il liminare, Sossai tira il sasso e non nasconde – troppo – la mano, chiedendo ai due moschettieri col gomito alzato e l’apprendista Giulio di portarsi via e portarci dentro, sulle orme di Mazzacurati e i disimpegni di Jarmusch, e il sentire/sentore di Kaurismaki – e la verticalità, ehm, estrema di Carlo Scarpa. Abbastanza pazzesco, per splendida inattualità nel nostro cinema, per idea, misura e tenuta. Si direbbe, e lo diciamo, che abbiamo un autore in fieri, compreso e indomito, razionale e libertario, vero e perfino misericordioso.» (Federico Pontiggia, Cinematografo.it)