made in hong kong

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MADE IN HONG KONG

un film di Fruit Chan
con Sam Lee, Neiky Hui-Chi, Wenders Li, Amy Tam Ka-Chuen, Carol Lam Kit-Fong
sceneggiatura: Fruit Chan ● fotografia: Wah-Chuen Lam, Sing-Pui O
montaggio: Fruit Chan ● musiche: Wah-Chuen Lam
produzione: Shu Kei – Golden Harvest
distribuzione: Far East Film Festival
Hong Kong, 1997 ● 108 minuti

v.o. cinese con sottotitoli in italiano

1997 Locarno FF: premio speciale miglior film ● Busan IFF ● 1998 Hong Kong Film Awards

nuovo restauro in 4K commissionato dal Far East FF e realizzato
dal laboratorio bolognese L’Immagine Ritrovata.

Film indipendente con budget ridottissimo, girato in location autentiche con attori non professionisti e avanzi di pellicola raccolti dal regista Fruit Chan quando lavorava come assistente alla regia. Il film di Chan ha ab­bagliato pubblico e critica con la storia elegante e allegorica di un giovane della triade predestinato, la cui lotta per emergere è sincera e convincente.

Autumn Moon, Ping e Sylvester sono tre ragazzi difficili delle case popolari di Hong Kong: il primo è un mezzo delinquente abbandonato dal padre, la seconda ha una madre piena di debiti ed è affetta da un tumore che si diffonde rapidamente; Sylvester, invece, ha un ritardo mentale che lo rende sistematicamente lo zimbello dei bulli del quartiere. Moon diventa il capo di questo terzetto accomunato dall’insoddisfazione: quando i tre vengono in possesso della lettera scritta da una ragazza prima di suicidarsi, i loro destini cambiano irreversibilmente.

«Made in Hong Kong è una tragedia dal montaggio frenetico e dai dialoghi incessanti; è la negazione del cinema action hongkonghese, e allo stesso tempo la sua perfetta sublimazione. È il ricordo di un tempo che non sarà più, e di una generazione mandata al macello, umiliata dagli altri (Sylvester), impossibilitata a salvarsi (Ping) o destinata comunque alla morte, al suicidio, al martirio.
Fruit Chan firma un lungo, esasperante – ma cinetico – rintocco funebre, il requiem per un mondo senza speranza; si può cercare una relazione attraverso lettere che non sono mai state spedite, ma fino a che punto si potrà continuare a sopravvivere? Siamo tutti dispersi nel grande cimitero, unico luogo in cui è sepolta da sempre l’umanità di Hong Kong, e non rispondiamo a un richiamo che riecheggia nell’aria. È proprio Moon a pronunciare le parole chiave che dimostrano l’eterna tragica contemporaneità di Made in Hong Kong: “Il mondo cambia troppo velocemente e quando ci siamo adeguati è troppo tardi perché è cambiato di nuovo”.» (Raffaele Meale, quinlan.it)