MANHATTAN

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Manhattan

un film di Woody Allen
con Woody Allen, Diane Keaton, Mariel Hemingway, Michael Murphy,
Meryl Streep, Anne Byrne Hoffman, Karen Ludwig
sceneggiatura: Woody Allen e Marshall Brickman ● fotografia: Gordon Willis
montaggio: Susan E. Morse ●
produzione: Jack Rollins, Charles H. Joffe per United Artists.
distribuzione: Cineteca di Bologna
Stati Uniti, 1979 ● 96 minuti

v.o. inglese con sottotitoli in italiano

Oscar 1980: nomination miglior sceneggiatura ● Golden Globe 1980: nomination miglior film ● Bafta 1980: miglior film, miglior sceneggiatura ● Cesar 1980: miglior film straniero

film chiave nella filmografia di Allen, film di approfondimento e maturazione, Manhattan è film dal fascino visivo struggente, e ha restituito come pochi la nevrotica dolcezza del vivere in un certo luogo del mondo occidentale, in una certa stagione (la fine dei Settanta) che ci appare ormai lontana

Ike è uno sceneggiatore per la tv che ama svisceratamente il luogo in cui vive e nel quale vuole ambientare il suo primo libro. Ama anche la giovane Tracy, da lei a sua volta riamato, dopo essersi separato dalla moglie che ora vive con una donna e sta per mettere in piazza i particolari intimi della loro vita di coppia. Ike vorrebbe che Tracy cogliesse l’occasione che le viene offerta di partecipare a uno stage teatrale a Londra e intanto conosce Mary, una giornalista, con la quale scopre progressivi elementi di affinità.

«Non girerei mai un film su trafficanti di droga o cose simili. A ogni modo, il mio atteggiamento nei confronti della città, che adoro, non è giornalistico, io non ho la pretesa di mostrare la complessa realtà della città. Voglio solo far condividere al pubblico l’impressione che provo io e che corrisponde alla conoscenza che ne ho, una conoscenza molto limitata. Contrariamente a quel che si dice, io non conosco New York. Conosco solo un certo tipo di famiglie ebraiche di Brooklyn e conosco i borghesi di Park Avenue, di cui sono un rappresentante. […] Io riprendo le strade così come le trovo, senza cercare di creare, o ricreare, un ambiente particolare. Ma senz’altro scelgo i luoghi dove dovrò girare esclusivamente in funzione del film, e non per mostrare qualcosa della città stessa. Non ho mai fatto un documentario su New York. D’altronde il pubblico non ha mai visto la ‘mia’ Manhattan, che è un luogo soggettivo, un’idea personale, una prospettiva interiore.» (Woody Allen)

«Manhattan è una mano che si sporge tra due fiumi, l’Hudson River e l’East River. Le ‘avenues’ sono le dita di questa mano, le ‘streets’ tagliano le dita orizzontalmente, come le strisce di un guanto da sci. Broadway infine serpeggia bizzarra e irregolare attraverso la mano. Sulla quale sta tutto ciò che conta a New York, che fa di New York la città che si chiama New York. Perché è bella Manhattan cioè New York? […] Perché è l’espressione di un momento storico dello spirito umano […] una città-persona in cui non c’è niente da salvare, una città che ha avuto un’infanzia, un’adolescenza, una giovinezza, una maturità e oggi forse ha una sua strana, potente vecchiaia. A questa città-persona, Woody Allen, in Manhattan, dedica una specie di inno, un po’ paragonabile a quello dedicato da Baudelaire al suo “sombre Paris”.» (Alberto Moravia, “L’Espresso”, 18 novembre 1979)