Metropolis
un film di Fritz Lang
con Alfred Abel, Gustav Frohlich, Brigitte Helm, Rudolf Klein-Rogge
sceneggiatura: Thea von Harbou ● fotografia: Karl Freund, Günther Rittau, Walter Ruttmann
montaggio: Fritz Lang ● scenografia: Otto Hunte, Erich Kettelhut e Karl Vollbrecht
Germania, 1927 ● 120 minuti
FILM MUTO CON ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE DAL VIVO DI ROSSELLA SPINOSA
BIGLIETTO INTERO: 9 € // BIGLIETTO RIDOTTO (UNDER 26): 6 €
puoi prenotare mandando una mail a prenota@cinemabeltrade.net
tornano gli appuntamenti del Cinema Beltrade con il pianoforte di Rossella Spinosa e i grandi capolavori del cinema muto: un’occasione imperdibile per rivivere la magia di una stagione cinematografica senza eguali attraverso la maestosità del grande schermo e l’emozione della musica dal vivo.
Un film avvolto in un immaginario leggendario, figlio di un maestro dell’espressionismo tedesco come Fritz Lang e della scrittrice Thea von Harbou. Alla sua uscita, nella primavera del 1927, Metropolis aggredisce e sconcerta il pubblico dell’epoca. Si trasformerà in un film d’impatto inesauribile sull’intera storia del cinema, capostipite della fantascienza, capace di nutrire ogni nuova visione.
19:20
Metropolis, la megalopoli del futuro, è divisa in due parti. Nella città di sopra vivono i ricchi che godono di tutti gli agi. In quella inferiore gli operai, sfruttati come schiavi. Maria, che si occupa dei bambini di questi ultimi, li conduce un giorno a vedere un giardino della città di sopra. Qui incontra per la prima volta Freder, figlio del padrone assoluto di Metropolis, Frederer. Turbato dalla sua bellezza il giovane la va a cercare e scopre la dura vita degli operai. Maria mette tutte le sue forze nel tentativo di realizzare una mediazione tra quelle che definisce “le braccia e il cervello” ma lo scienziato Rotwang la rapisce e dona le sue sembianze a un robot che istigherà gli operai alla ribellione.
«Metropolis non è un film unico: sono due film uniti per il ventre, ma con necessità spirituali divergenti, assolutamente antagonistiche. (…) Il primo, che potremmo chiamare lirico-puro, e l’altro, l’aneddotico o umano (…). Entrambi, ora simultaneamente, ora in successione, compongono l’ultima creazione di Fritz Lang. (…) L’orologio, in Metropolis, non ha che dieci ore: quelle del lavoro; e in questo ritmo a due tempi si muove la vita della città intera. Gli uomini liberi di Metropolis tiranneggiano i servi, Nibelunghi della città, che lavorano in un eterno giorno elettrico, nelle profondità della terra. Nel semplice ingranaggio della Repubblica, manca soltanto il cuore, il sentimento capace di conciliare degli estremi così incompatibili. (…) Si mescolino questi ingredienti simbolici con una buona dose di scene terrificanti, con una recitazione smisurata e teatrale, si agiti bene il composto ed avremo ottenuto l’argomento di Metropolis. Che travolgente sinfonia del movimento! Come cantano le macchine in mezzo a incredibili trasparenze (…). Ogni acerrimo guizzo degli acciai, la ritmica successione di ruote, di pistoni, di forme meccaniche increate, sono un’ode mirabile, una poesia nuovissima per i nostri occhi. La Fisica e la Chimica si trasformano miracolosamente in Ritmica. Non un momento di stasi. (…) Otto Hunte ci annichilisce con la sua colossale visione della città del 2.000. Sarà magari sbagliata, e perfino arretrata rispetto alle ultime teorie sulla città del futuro, ma, da un punto di vista fotogenico, è innegabile la sua forza emotiva, la sua inedita e sorprendente bellezza (…).» (Luis Buñuel, in “La Gaceta Literaria”, n. 9 del 1 maggio 1927)