
INDOCILI #1
MIRACOLI + MARANA
● MIRACOLI ●
un film di Agnese Galiotto
con Claudia e Andrea Gugole
fotografia: Agnese Galiotto
montaggio: Agnese Galiotto
produzione: Frankfurter Kunstverein
Italia, Francia, 2021 ● 15 minuti
v.o. in italiano
● MARANA ●
un film di Giovanni Benini, Davide Provolo
sceneggiatura: ● fotografia: Giovanni Benini, Davide Provolo
montaggio: Pierpaolo Filomeno ● musiche: Lite Orchestra
produzione: Puma Punka + Ezme Film
Italia, 2020 ● 64 minuti
v.o. italiano con sottotitoli in inglese
2020 Laceno d’Oro: concorso ● Corsica.DOC

INDOCILI è una rassegna cinematografica dedicata ai giovani registi italiani. L’obiettivo è quello di dare la possibilità ad un pubblico più ampio di vedere in sala film che altrimenti rimarrebbero relegati al mondo dei Festival. Sei appuntamenti da ottobre 2021 a febbraio 2022, ospiti in sala e per ogni data verranno presentati due lavori accomunati fra loro da tematiche attuali come le periferie, la disabilità e i nuovi media.
● MIRACOLI ●
Claudia e Andrea sono fratelli. Vivono a Chiampo, un paese del Veneto dove negli anni ’30 un frate scultore ha realizzato la riproduzione della grotta di Lourdes in cemento armato. Interrogandosi sul coinvolgimento della disabilità nelle pratiche di guarigione, “Miracoli” racconta un pellegrinaggio senza religione, seguendo Claudia, oggi ciclista endurance, in un allenamento.
«Il progetto “Miracoli” parte da una ricerca sul coinvolgimento della disabilità nei rituali di cura, in particolare in riferimento a Lourdes (FR), luogo di pellegrinaggio cattolico dove le acque della sorgente sono considerate sacre. Indagando il valore della guarigione, il film prova a creare un nuovo rituale: reale e fantastico, sociale e intimo. Claudia, la protagonista che seguiamo nel suo allenamento in bici è mia madre. Ha preso il suo nome in segno di devozione al frate scultore che, nel paese dove sono cresciuta, ha realizzato la copia esatta della grotta di Lourdes. Andrea invece è mio zio. La sua ricerca di libertà ed emancipazione è per me il vero miracolo.» (Agnese Galiotto)
● MARANA ●
Nelle prealpi italiane è fine estate. Mirko e Max si incontrano nella foresta e avanzano nei luoghi dell’abbandono cercando di immaginare un possibile futuro, mentre Giorgia e Lorenzo vivono timidi momenti di intimità. Sullo sfondo la quotidianità di una comunità di ragazzi con disturbo dello spettro autistico capaci di vivere in equilibrio tra il reale e il fantastico, tra il fisico e il metafisico, tra la paura e il piacere di perdersi. Il documentario narra delle scoperte, dei riti e delle relazioni di un universo sospeso: un viaggio nel mondo dell’autismo, dove l’adolescenza e il desiderio sono raccontati nel loro semplice divenire.
«A quarant’anni dalla legge Basaglia, il Parlamento Italiano e la Regione Veneto hanno emanato le “Linee Guida” per la gestione e la cura delle persone adulte con disturbo dello spettro autistico ma rimangono lacune in termini di disposizioni per quando riguarda la gestione dei minori, che risultano a carico delle famiglie fino ai 18 anni. Una zona grigia in espansione vista la cosiddetta, e controversa, “epidemia” dell’autismo (nel 2018 un bambino su 100 ha diagnosi riferito allo spettro autismo, nel 1975 era uno su 5000). Da questi dati nasce l’idea di produrre un film che possa raccontare del fenomeno restituendo la potenza stravagante, libera e creativa dei giovani protagonisti. La prima domanda che siamo posti è stata: quali sono i vissuti di un adolescente con disturbo dello spettro autistico? Spinti dalla volontà di trovare quell’invisibile terreno comune, quella comunicazione che trascende le condizioni sociali, fisiche, mentali, è nata un’azione di progressivo abbandono all’ascolto: l’unica prospettiva che ci sentiamo sentiti di abbracciare per raccontare questo mondo “sospeso”. La costruzione di una messa in scena che non mette al centro la condizione dona ai protagonisti un’umanità né disperata né battagliera, ma intensa e vivace, legata alla giovinezza che porta con sé la curiosità e gli slanci propri di quell’età. Una possibile trama è solo accennata, i fatti che accadono sono pochi: tutto è nei personaggi, i cui non-dialoghi sono monologhi interiori che si intrecciano e si attraversano. Marana diventa così un unico respiro, un’unica voce, un ritratto emotivo dei giovani protagonisti, uno sguardo che cerca di rendere tangibili i loro desideri e la loro visione del mondo.» (Giovanni Benini, Davide Provolo)