
No More Trouble
cosa rimane di una tempesta
un film di Tommaso Romanelli
con Giovanni Soldini, Fabrizia Maggi, Andrea Tarlarini, Marco Romanelli
sceneggiatura: Tommaso Romanelli ● fotografia: Nikolai Huber
montaggio: Andrea Campajola ● musiche: Lorenzo Tomio
produzione: Teorema Studio, Indigo Film
distribuzione: Tucker Film
Italia, 2024 ● 97 minuti
v.o. italiano
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No More Trouble – Cosa rimane di una tempesta è la storia di un padre, di una madre e di un’onda assassina. Ma soprattutto, è l’indagine sentimentale di un figlio. Un figlio che di quel giovane padre, così appassionato e avventuroso, non ricorda nulla. Un racconto che parla di nostalgia, di passioni e dei grandi amori che custodiscono il senso ultimo della vita
21:30
È la notte del 3 aprile 1998, al largo delle coste francesi, 47°47’ N 13°50’ W. L’equipaggio di Giovanni Soldini, a un passo dal record sulla traversata atlantica New York-Cape Lizard, sta fronteggiando una depressione atmosferica violentissima: mare forza 9, raffiche a 80 nodi, onde di 25 metri. Andrea Romanelli si trova al timone di FILA, barca del futuro che lui stesso ha progettato pochi mesi prima, quando in un istante un’onda anomala gigantesca la fa rovesciare. Andrea è l’unico disperso e non sarà mai più ritrovato.
25 anni dopo, attraverso il linguaggio del cinema, la memoria diretta dei testimoni e la potenza dei materiali d’archivio, Tommaso Romanelli avvia una ricerca alla scoperta del padre: l’ingegnere visionario, il velista senza paura, il dolcissimo marito di Fabrizia. Cosa rimane di una tempesta? Rimane il viaggio di un figlio.
«Quando a poco più di trent’anni mio padre scomparve in mare, io avevo quattro anni.
Non ho ricordi di lui. Per tutta la vita la sua immagine si è formata in me quasi esclusivamente a partire dalle parole e dai ricordi di mia madre, finché cinque anni fa, un po’ casualmente, ho trovato in casa delle videocassette. Cinque figure, avvolte nelle cerate rosse e gialle, nel mezzo della tempesta: erano le immagini della traversata dell’Atlantico della barca Fila durante la quale mio padre e i compagni di equipaggio si erano filmati con una videocamera fino a pochi momenti prima del naufragio. Si trattava di Giovanni Soldini, Andrea Tarlarini, Guido Broggi e Bruno Laurent. Per me, in quel momento degli estranei. Quelle immagini, riemerse da un passato che non conoscevo, mi hanno scosso profondamente. Attraverso quei materiali avevo la sensazione che sarei riuscito finalmente a incontralo, a conoscerlo, a capire forse cosa gli fosse successo. È iniziata così una ricerca, che nel corso di quasi quattro anni, mi ha portato a raccogliere un enorme archivio.» (Tommaso Romanelli)
«Ecco, l’opera, davvero riuscita, non cerca la commozione facile e comandata, ma si impegna a ricostruire e rimettere in ordine il racconto di una tragica, quanto sconvolgente, esperienza. […] Il doc è un recupero di un uomo, di una persona che il regista non ha potuto conoscere, è il recupero anche di un percorso rinnovato. È un racconto corale e multiformato con audiocassette, videocassette, 8mm, betacam, per mille tracce tirate fuori dagli archivi. In un desiderio molto totalizzante, autentico, ed arcaico, la manualità, il costruirsi da se il proprio microcosmo sul mare, pone al centro della discussione sulla nostra epoca il rapporto tra natura, tecnologia e uomo. Dalla passione per il mare alla passione per il cinema, il passo è breve, perché il mare non è il nostro ambiente, come il cinema, ma entrambi legano mondi diversi, genti diverse. Cosa rimane di una tempesta? Restano le passioni della vita e regala probabilmente al giovane Tommaso Romanelli una strada nuova e stimolante da percorrere, quella del cinema. Resta quindi la quiete della ragione, ma la tempesta trapassa il cuore..» (Leonardo Lardieri, sentieri selvaggi)