Nomadland

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NOMADLAND

un film di Chloé Zhao
con Frances McDormand, David Strathairn, Gay DeForest, Patricia Grier,
Linda May, Bob Wells, Charlene Swankie, Angela Reyes, Carl R. Hughes, Douglas G. Soul
sceneggiatura: Jessica Bruder, Chloé Zhao ● fotografia: Joshua James Richards
montaggio: Chloé Zhao ● musiche: Ludovico Einaudi
produzione: Searchlight Pictures
distribuzione: The Walt Disney Company Italia
Stati Uniti, Germania, 2020 ● 107 minuti

v.o. inglese con sottotitoli in italiano

2021, Academy Awards, miglior film, regista, attrice protagonista
Golden Globes, miglior film drammatico, miglior regista
2020, BAFTA, miglior film, attrice protagonista, regia, fotografia
76. Mostra internazionale d’arte cinematografica, leone d’oro

Dalla regista di The Rider, Chloé Zhao, una nuova storia americana, una ballata contemporanea, che ci racconta del mondo in cui viviamo, delle lotte che lo attraversano, delle sue zone di resistenza di cui c’è sempre più bisogno.

Dopo aver perso il marito e il lavoro durante la Grande recessione, la sessantenne Fern lascia la città Empire, Nevada. Fern vuole attraversare gli Stati Uniti occidentali a bordo del suo furgone, passando da un lavoro all’altro e vivendo una vita da nomade. Sul suo percorso, amici, libertà ed esperienze.

«Con Nomadland è la terza volta che mi ritrovo in una comunità che non è la mia. Credo che come approccio parlare di politica non funzioni, voglio trovare le cose che mi possano far relazionare con loro e non dividere perché non scegli chi incontrare quando vivi come nomade. Se ti si rompe la macchina devi sapere che troverai un amico pronto ad aiutarti, anche se magari voterà un Presidente diverso dal tuo. Devi comunque cercare di creare una comunità» (Chloé Zhao)

«Le storie della regista (…) vivono nel paesaggio del mito americano, nel suo orizzonte infinito la cui linea è quella dei grandi narratori, delle ballate e dei loro eroi silenziosi. Anche Nomadland è un racconto americano dove come nel precedente The Rider Zhao dell’immaginario prova a spostare l’eco sui bordi dell’oggi, e il viaggio, la wilderness, la ricerca di sé «on the road» si uniscono alla realtà del Paese, a un sistema economico, dunque sociale, brutale, fatto di disparità sempre più grandi, in cui «la strada» intesa non come miseria ma scelta di vita può diventare di nuovo un gesto di ribellione. (…) Non è però «spiegare» che interessa Zhao, pure se le motivazioni del suo personaggio ci arrivano con chiarezza (…) È più a questo universo che orienta il suo sguardo provando a coglierne il movimento in profondità (…). Sono i sentimenti che nascono in questa scelta a guidare il viaggio della regista e con lei di McDormand» (Cristina Piccino, ilmanifesto.it)