NOSFERATU

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NOSFERATU IL VAMPIRO
Nosferatu, Eine Symphonie des Grauens

un film di F.W. Murnau
con Max Schreck, Alexander Granach, Gustav von Wangenheim
sceneggiatura: Henrik Galeen
fotografia: F.A. Wagner, Gunther Krampf
produzione: Jofa-Atelier Berlin-Johannisthal
distribuzione: Cineteca di Bologna
Germania, 1922 ● 95 minuti

Uno dei capisaldi indiscussi del cinema espressionista tedesco, indimenticabile prima versione del conte Dracula sullo schermo. Un’iconica figura maligna simbolo dell’irruzione violenta di un elemento irrazionale nel tessuto della realtà borghese ottocentesca, ormai in crisi, da opporre alla facciata ipocrita del mondo circostante.

Il giovane agente immobiliare tedesco Hutter viene spinto dal suo datore di lavoro, Knock, ad accettare un incarico in Transilvania, dove dovrebbe concludere la vendita di alcune case di Brema al nobile Conte Orlok. Sfortunatamente, giunto nel suo castello situato sui Carpazi, scoprirà di essere finito nelle mani di un vampiro che lo terrà suo prigioniero e poi partirà per la Germania, desideroso di portare pestilenza e morte nella nazione.

«Luci e ombre che creano squadrature e angoscia anche nelle brulle ed erose montagne dei Carparzi, anche nelle quasi infinite dune di sabbia, anche nelle larghe vie di Brema, assumendo significati stranianti. Ed ecco qui la grandezza di Murnau e del suo approccio artistico. Nosferatu diventa non un film espressionista ma, il film espressionista. Rispettando quelle che erano le regole di questo fenomeno, il regista tedesco le impone in uno scenario che, fino ad allora, era rimasto a priori escluso: i paesaggi originali, gli esterni. Piuttosto che ricreare boschi e sabbie nello studio, impone il buio e l’oscurità fuori. E supera la prova. L’atmosfera mistica che circonda il desolato castello è al limite di una nebbiosa visione mitologica. Quindi, arrivando a ingannare le leggi della Natura, si sancisce la potenza espressiva del cinema e, fatto questo, eccoci di fronte al motivo per cui Nosferatu è ritenuto il primo grande Capolavoro della settima arte.» (Fabio Secchi Frau, storiadeifilm.it)