NOVECENTO

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NOVECENTO

un film di Bernardo Bertolucci
con Robert De Niro, Gérard Depardieu, Burt Lancaster, Dominique Sanda, Laura Betti, Alida Valli
sceneggiatura: Franco Arcalli, Bernardo Bertolucci, Giuseppe Bertolucci
fotografia: Vittorio Storaro ● Montaggio: Franco Arcalli ● musiche: Ennio Morricone
produzione: PEA, Artemis Film
distribuzione: Cineteca di Bologna
Italia, Francia e Germania Ovest, 1998 ● 310 minuti

v.o. in italiano

Bodil awards, Miglior Film Europeo

NB: la seconda parte inizia circa tre ore dopo l’inizio film

“RITROVIAMO IL CINEMA RITROVATO”

il grandioso affresco dedicato da Bertolucci all’Italia e agli italiani del 900, ricchi e poveri,
film da vedere e rivedere su grande schermo, provare per credere !

il film viene proposto in versione integrale con un breve intervallo tra atto I (circa h 2.50) e atto II (circa h 2.30)
la seconda parte inizia circa 3 ore dopo l’inizio film

Dal 1900 al secondo dopoguerra, le due vite contrapposte e intrecciate del contadino Olmo (Gérard Depardieu) e del ricco latifondista Alfredo (Robert De Niro) al centro di un poderoso e veemente affresco dove Bertolucci ha tentato di fondere il mélo hollywoodiano con l’epica comunista. Due atti: il primo va dal 1900 all’avvento del fascismo, il secondo si conclude con la Liberazione. Oltre al sontuoso ed eterogeneo cast, protagonista è il paesaggio della campagna parmense, esaltato dalla fotografia di Storaro.

«Per questo film ho avuto un massimo di libertà, mai avuta, mai sognata, e un minimo d’impedimenti o controlli. In contrario del solito: una combinazione produttiva imponente, però una libertà di improvvisazione direttamente proporzionale all’enorme costo del film. Cioè, un caso unico, che poi forse conferma quell’altra regola. Ma per me, il cinema è molto improvvisazione. Sceneggiatura molto costruita, molto programmata. Ma poi, secondo Renoir: “Sempre lasciare aperta una porta sul set, qualcosa o qualcuno potrebbe entrare…”. Dopo Ultimo tango, potevo fare tutto quello che volevo e mi sono quindi detto:“Farò una sorta di film-ponte tra il cinema hollywoodiano e sovietico, tra la finzione hollywoodiana e il realismo socialista”.Tutto questo mi eccitava enormemente, e il film è il risultato di un momento in cui, non mi vergogno a dirlo, ero un po’ megalomane.» (Bernardo Bertolucci)

«Bertolucci realizza un’opera ambiziosa e discontinua che trova nelle location dell’Emilia (terra d’origine dell’autore) il piccolo grande mondo “perduto” su cui far muovere un’idea di cinema poetica ed eccessiva, omaggio alla terra e al socialismo contadino. A distanza di anni Novecento mantiene intatta la sua magniloquenza visiva e la potenza di un racconto epico e allo stesso tempo estremamente intimo e personale.» (Carlo Valeri, Sentieri Selvaggi)