PERFECT DAYS

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PERFECT DAYS

un film di Wim Wenders
con Kôji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano
sceneggiatura: Takuma Takasaki, Wim Wenders ● fotografia: Franz Lustig
montaggio: Toni Froschhammer ● supervisione musiche: Milena Fessmann
produzione: Master Mind
distribuzione: Lucky Red
Giappone, Germania, 2023 ● 124 minuti

v.o. giapponese con sottotitoli in italiano

2023 Cannes Film Festival: palma d’oro per il migliore attore
2024 Academy Awards: nomination come Miglior Film Internazionale

girato in sole tre settimane e in gran segreto, il ritorno al cinema di finzione di Wenders al contempo omaggia e contamina lo stile essenziale di Ozu, intessendo una nuova storia di silenti angeli custodi e conquistando lo spettatore con il suo sguardo pieno di amore e meraviglia per le piccole cose di tutti i giorni.

Hirayama conduce una vita semplice, scandita da una routine perfetta. Si dedica con cura e passione a tutte le attività della sua giornata, dal lavoro come addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo all’amore per la musica, ai libri, alle piante, alla fotografia e a tutte le piccole cose a cui si può dedicare un sorriso. Nel ripetersi del quotidiano, una serie di incontri inaspettati rivela gradualmente qualcosa in più̀ del suo passato.

«Perfect Days nasce dall’invito del mio co-sceneggiatore Takuma Tagasaki di visitare i bagni di Tokyo. Per colpa dell’emergenza sanitaria le Olimpiadi sono state posticipate e vedere i bagni in questa situazione era un’occasione unica. Takuma mi ha proposto di fotografarli o girare un corto. Non me lo sono fatto dire due volte e sono partito, ma dopo la visita ho capito che il miglior modo per raccontare quel luogo era un film di finzione. ‘Perfect Days’ non parla dei bagni, ma cattura quel senso di risveglio che il Giappone ha provato dopo la pandemia, quel senso del bene comune. Volevo raccontare questo momento e naturalmente raccontare una storia» (Wim Wenders)

«È ancora un cinema on the road che svela il personaggio attraverso il viaggio, anche è quello della metropoli con cui condivide i ritmi, i rumori, gli umori. In Perfect Days c’è un documentarismo soggettivo, con tracce del cinema muto (dall’alba alla notte come Berlino, sinfonia di una grande città di Walter Ruttmann), con le inquadrature dall’alto, le luci del traffico, la pioggia. Il protagonista è spesso accompagnato solo dalla musica. (…) Wenders torna con un film dove dentro c’è tutto il suo cinema migliore che scopre i luoghi attraverso i suoi personaggi, si sofferma sulle prospettive della città ma, in Perfect Days, anche su quelle dei bagni pubblici mettendone in luce anche la bellezza architettonica. Come nel caso di Kaurismäki, è un cinema fatto di attese, di estasi della lentezza, di rivelazioni in un percorso che può essere simile a se stesso e invece scopre ogni volta qualcosa di nuovo. Se negli ultimi anni il cinema di Wenders ci aveva emozionato solo in alcuni momenti, stavolta in Perfect Days lo ha fatto per tutto il film. E anche adesso continua a starci in testa e non ce ne vogliamo liberare.» (Simone Emiliani, Sentieriselvaggi.it)