QUEL GIORNO TU SARAI

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QUEL GIORNO TU SARAI
EVOLUTION

un film di Kornél Mundruczó
con Lili Monori, Annamária Láng, Goya Rego, Padmé Hamdemir, Jule Böwe
sceneggiatura: Kata Wéber ● fotografia: Yorick Le Saux
montaggio: Dávid Jancsó ● musiche: Dascha Dauenhauer
produzione: The Match Factory, Proton Cinema, ZDF, ARTE
distribuzione: Teodora
Germania, Ungheria, 2021 ● 97 minuti

v.o. ungherese con sottotitoli in italiano

presentato alla 74° edizione del Festival di Cannes, fuori concorso, 2021

proiezione speciale in collaborazione con il Piccolo Teatro
nell’ambito di “SGUARDI PARALLELI”
Introduce Giulio Sangiorgio, Direttore di Filmtv

in attesa del debutto in scena di PARALLAX, diretto da Kornél Mundruczó, che affronta i temi dell’identità di genere e dell’appartenenza etnica nel contesto dell’Europa orientale, il Piccolo Teatro e il Beltrade tornano a collaborare per una proiezione di Quel giorno tu sarai, che dello spettacolo in scena allo Strehler è “sguardo parallelo” su grande schermo.

mercoledì 12 Marzo
21:30

il duo composto dal regista Kornél Mundruczó e dalla sceneggiatrice Kata Wébersi sofferma su una vicenda di straordinaria intensità, con Martin Scorsese nella veste di produttore esecutivo. Protagonista è una famiglia che attraverso tre generazioni si confronta con l’eredità della Shoah, dalla nascita miracolosa di Éva in un campo di concentramento fino alla vita quotidiana del nipote Jonas e di sua madre nella Berlino di oggi.

«Era molto importante per me mostrare come il trauma influisca sulle generazioni e non solo su quella che l’ha vissuto in prima persona ma anche su quelle successive che possono aver subito delle conseguenze pur se non direttamente. In qualche modo il film vuole incoraggiare ad affrontare quei traumi perché magari, facendolo, può aiutare per il futuro. Come padre di tre figli la pressione di quello che dò o di quello che diamo alle future generazioni diventa sempre più importante.» (Kornél Mundruczó)

«C’è sempre qualcosa di visionario, grottesco, al tempo stesso vero, nelle opere del regista ungherese che si cimenta con il trauma della Shoah, attraverso il viaggio trasversale di tre generazioni, seguendo il ritmo e la passione di “tre gradi” di separazione, fino a trovare una linearità di racconto e di sguardo, davvero importante, davvero convincente. […]
Tre punti di vista in uno, quasi un miracolo estetico ed etico, a confluire idealmente in una soggettiva viva, che palpita tra tormenti e ricordi inenarrabili. […] A un anno di distanza dal successo di Piaces of a Woman, candidato all’Oscar e premiato al Festival di Venezia con la Coppa Volpi a Vanessa Kirby come miglior attrice, di nuovo con Martin Scorsese nelle vesti di produttore esecutivo, anche stavolta il regista realizza un’opera tratta da un’esperienza teatrale, trasponendo sul grande schermo le vicende personali della madre ungherese di Kata Wéber, sceneggiatrice del film. I piani sequenza si susseguono con grazia e decisione, perché la storia, quella collettiva, non conosce tagli e deformazioni, se non quelle inferte dalla nostra limitata memoria e compromessa conoscenza della vita.» (Leonardo Lardieri, sentieriselvaggi.it)