Re Granchio

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RE GRANCHIO

un film di Alessio Rigo de Righi, Matteo Zoppis
con Gabriele Silli, Maria Alexandra Lungu, Jorge Prado, Dario Levy, Mariano Arce,
Daniel Tur, Severino Sperandio, Ercole Colnago, Bruno Di Giovanni,
Domenico Chiozzi, Claudio Castori
fotografia: Simone D’Arcangelo
montaggio: Andrés Pepe Estrada ● musiche: Vittorio Giampietro
produzione: Ring Film con Rai Cinema in coproduzione con Shellac Sud,
Volpe Films, Wanka Cine in associazione con Laser Film
distribuzione: Luce – Cinecittà
Italia , 2021 ● 100 minuti

2021 Festival di Cannes – Quinzaine Des Réalisateurs ● Torino FF
Annecy FF: miglior film ● Viennale: premio FIPRESCI

presentato alla Quinzaine Des Réalisateurs del Festival di Cannes 2021 e alla 39esima edizione del Torino FF, il film di Alessio Rigo de Righi e di  Matteo Zoppis è un’investigazione filosofica inquadrata come un dipinto d’epoca, in cui i protagonisti pulsano di una passione senza tempo.

Luciano è il figlio del medico locale di un borgo della Tuscia tardo ottocentesca: un’anima persa, un ubriacone che si trascina attraverso il villaggio e le campagne con grande scandalo per la comunità. Ma Luciano guarda in alto, e ama una contadina promessa ad un principe: lo stesso che taglieggia la comunità, e contro cui Luciano intende ribellarsi in nome di una giustizia di principio. Le cose non andranno come crede, e l’uomo si troverà a vagare dall’altra parte del mondo in cerca di un tesoro leggendario inseguito da molti, convinti che l’oro nascosto cambierà la loro vita. Quella vita in cui le cose importanti invece, a ben guardare, sono altre.

«È in un pasino di caccia, dove abbiamo già girato i nostri primi due film, che abbiamo sentito parlare per la prima volta della leggenda. Ci è stato detto di uno sfortunato evento in cui un certo Luciano era stato coinvolto, ma i dettagli non erano molti. Quindi siamo partiti da lì con la nostra ricerca per sviluppare la storia. Abbiamo trovato anche qualcuno con lo stesso nome che, secondo i registri, è immigrato in America Latina e l’abbiamo usato come ulteriore ispirazione.» (Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis)

«Un film che nella versione internazionale è intitolato The Legend of King Crab ad evocare La leggenda del santo bevitore di Ermanno Olmi e che aveva per protagonista un uomo intento a ribadire la sua estraneità alle cose del mondo alzando il gomito. In Re Granchio ogni inquadratura è un quadro, ogni sequenza la tappa di una via Crucis lungo un percorso di pentimento e redenzione, narrato a metà fra il racconto del cantastorie e l’elegia pastorale. Di Olmi i due registi hanno la profondità spirituale e il gusto pittorico che attinge ai maestri dell’arte figurativa europea (molto Caravaggio, fra gli altri) usando la luce (il direttore della fotografia è Simone D’Arcangelo) come va usata al cinema: ovvero in modo totalmente consapevole delle sue potenzialità drammaturgiche.» (Paola Casella, mymovies.it)