Safari

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Safari

un film di Ulrich Seidl
sceneggiatura: Ulrich Seidl, Veronika Franz ● fotografia: Wolfgang Thaler, Jerzy Palacz
montaggio: Christof Schertenleib ● musica: Kjartan Sveinsson
produzione: Ulrich Seidl Film Produktion, Österreichischer Rundfunk (ORF),
ARTE Deutschland, Danish Documentary Production, WDR Westdeutscher Rundfunk
distribuzione: Lab 80 film
Austria, Danimarca, Germania 2016 ● 90 minuti

v.o. tedesco sottotitolata in italiano

Premiére al Festival di Venezia 2016 – Fuori Concorso
Toronto IFF
Filmmaker Festival

Ulrich Seidl torna con una nuova meravigliosa e spietata ricerca antropologica. con SAFARI, Seidl mette “a nudo” la cattiveria gratuita dell’uomo a danno dell’essere vivente “non pensante”, che agisce unicamente per puro istinto.

Ricchi turisti austriaci e tedeschi abbattono zebre e giraffe nelle riserve al confine fra Namibia e Sudafrica. Il regista segue le battute di caccia e registra voci e riflessioni dei suoi protagonisti: sul senso dell’attività venatoria, sul rapporto con l’Africa, sull’economia, la vita e la morte. Lo stile diretto e preciso tipico di Seidl non risparmia allo spettatore i particolari del mondo che documenta, evidenziandone impietosamente le venature grottesche, in un racconto che diventa lucido e tragico. Safari è una narrazione senza censure della realtà.

«Con Safari non mi interessava mostrare i grandi giochi di caccia dei ricchi o degli aristocratici in Africa, ma piuttosto i cacciatori normali, quelli “ordinari”. Cacciare in Africa è stato ed è conveniente per quello che possiamo definire il cittadino medio occidentale. Io mi sono messo in viaggio per scoprire e mostrare cosa motiva tante persone a cacciare e come questa attività possa diventare un’ossessione. Ma durante la lavorazione il film è diventato anche un film sul concetto di uccidere: uccidere per il piacere di farlo senza essere mai davvero in pericolo, uccidere come una sorta di liberazione emotiva.» (Ulrich Seidl)

«Il distacco con cui Seidl filma i protagonisti – evidentemente ignari di risultare sullo schermo figure grottesche e bizzarre – va ben oltre un’intenzione puramente derisoria ed evidenzia invece il totale scollamento di senso che esiste fra l’aberrante attività che svolgono e la totale mancanza di capacità logico-analitiche per comprenderne l’irragionevolezza. Dai lunghi piani sequenza a seguire e dai totali fissi dei cacciatori, appare evidente come Seidl voglia operare un ribaltamento mediante il quale i personaggi diventino essi stessi delle sorte di animali che si prestano allo sguardo di qualcuno.» (Lorenzo Rossi, cineforum.it)