SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA

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SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA

un film di Marco Bellocchio
con Gian Maria Volonté, Jacques Herlin, Laura Betti, Fabio Garriba, Corrado Solari
sceneggiatura: Sergio Donati, Goffredo Fofi in collaborazione con Marco Bellocchio
fotografia: Luigi Kuveiller, Erico Menczer
montaggio: Ruggero Mastroianni ● musiche: Nicola Piovani, Ennio Morricone
produzione: JUPITER GENERALE CINEMATOGRAFICA, UTI PRODUZIONI ASSOCIATE, LABRADOR FILM
distribuzione: 01 distribution
Francia, Italia, 1972 ● 93 minuti

v.o. italiano

Torna in sala in versione restaurata “Sbatti il mostro in prima pagina”, un film che, se da un lato fotografa un preciso contesto storico, dall’altro è un’opera di scottante attualità che affronta il tema della manipolazione della realtà da parte della stampa e i suoi intrecci col potere politico.

martedì 16 Luglio
12:30

Milano, primavera 1972. Mentre si svolge una campagna elettorale carica di tensione e scandita da diversi scontri e incidenti di piazza, in periferia viene trovato il cadavere della sedicenne Maria Grazia Martini. Ben presto, per motivi politici, il quotidiano vicino alla destra “Il Giornale” in combutta con la polizia, costruisce “il mostro” scovando il colpevole tra gli ambienti della sinistra extraparlamentare.

«La lavorazione di Sbatti il mostro in prima pagina era iniziata con Sergio Donati come sceneggiatore e regista. Di comune accordo lui e il produttore avevano giudicato che Donati non era in grado di poter passare ancora alla regia, e così Franco Committeri si dette da fare per trovare uno che riprendesse il film. Io accettai perché m’interessava un’esperienza di questo genere; saltare su un treno già in marcia, vedere cosa si poteva fare come lavoro strettamente professionale, e anche trasformare il film, che era un giallo sul mondo del giornalismo milanese, in un film di taglio politico. Mi trascinai appresso Fofi e con lui riscrivemmo velocissimamente la sceneggiatura giorno per giorno, mentre si girava. Restarono gli ambienti, restarono quasi tutti gli attori, ma vennero aggiunti nuovi ruoli, tra cui quello fondamentale di Laura Betti, e la storia diventò completamente diversa.» (Marco Bellocchio)

«Questo film, nonostante gli anni, costituisce un’utile riflessione sull’utilizzo della stampa in rapporto ad ogni reale o presunta verità. All’epoca, quando l’informazione era detenuta in poche e controllate mani, era molto più semplice tacere la verità e fornire una compiacente versione dei fatti o peggio determinarne il corso. Oggi, con l’avvento della rete e di un giornalismo sicuramente meno compiacente, tutto è mutato, l’emergere della verità è più frequente, ma resta comunque il problema. […] Ecco quindi l’attualità del film di Bellocchio al quale non nuoce affatto la contestualizzazione (che siamo costretti a chiamare) d’epoca. Un film di cui va apprezzata una vitalità sotterranea, che trova la sua origine nella composta e determinata cattiveria di Bizanti al quale Gian Maria Volontè attribuisce la stessa arroganza del Capo della Squadra Omicidi In Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto. Il percorso artistico dell’attore milanese è sempre sembrato un contrappasso rispetto a quella che fu la sua vita.» (Tonino De Pace, sentieri selvaggi)