THE ENCAMPMENTS
GLI ACCAMPAMENTI
un film di Kei Prisker, Michael T. Workman
con: Sueda Polat, Mahmoud Khalil, Grant Miner, Naye Idriss,
Bisan Owda, Ali Abunimah, Layan Fuleihan, Jamal Joseph
fotografia : Kei Prisker
montaggio: Michael T. Workman, Mahdokht Mahmoudabadi
produzione: Breakthrough News
distribuzione: Revolver & Valtellina
Stati Uniti, Palestina, 2025 ● 80 minuti
v.o. inglese con sottotitoli in italiano
2025, Torino Film Festival, in concorso
mercoledì 10 dicembre ospite in sala il distributore Alberto Valtellina
in collegamento la giornalista Anna Maria Selini

la recente ondata di violenta repressione dei movimenti studenteschi negli Stati Uniti non parte da Trump, ma da un sistema ripiegato sull’autodifesa del proprio (mal)funzionamento, a qualunque costo. un film illuminante, per una nuova serata di riflessione sulle responsabilità dell’Occidente nel genocidio dei Palestinesi e sul tentativo massiccio di politica e media di censurare e manipolare verità e valori.
19:40
Il film racconta l’ondata internazionale di attivismo studentesco scatenato dall’accampamento di solidarietà con Gaza organizzato nella Columbia University di New York. Attraverso filmati esclusivi e interviste intime, offre uno sguardo senza precedenti su uno dei movimenti studenteschi più significativi degli ultimi anni. Il film cattura la passione, la resilienza e le sfide affrontate dagli studenti che hanno rischiato tutto per chiedere giustizia durante i giorni e le notti nel campus. The Encampments ha il merito di fare luce sul perché degli sforzi esagerati per sopprimere l’attivismo studentesco: sono esibiti i nomi dei sostenitori e i dati relativi agli evidenti conflitti d’interesse. Anche un’analisi superficiale rivela che le università investono in società coinvolte nel conflitto, lo slogan scelto dal movimento non a caso è «Disclose, divest, we will not stop, we will not rest» («Denuncia, disinvesti, non ci fermeremo, non ci calmeremo»).
L’accampamento della Columbia University è iniziato nell’aprile 2024, quando circa cinquanta studenti hanno piantato le tende nel campus universitario, dando inizio a un’occupazione che si sarebbe trasformata in un movimento di protesta nazionale. Il documentario segue la drammatica escalation, dal divieto imposto dall’amministrazione della Columbia alle organizzazioni studentesche pro Palestina, agli arresti di massa, dopo la violazione della norma, rispettata da 50 anni, che vietava l’ingresso della Polizia nel campus. Mentre gli studenti affrontavano i raid polizieschi, gli attacchi dei media e la repressione istituzionale, il movimento si è diffuso nelle università di tutto il paese e in diverse istituzioni nel mondo.
«Il film è una testimonianza del coraggio dei giovani studenti non solo nell’immaginare un mondo migliore, ma anche nel lottare per ottenerlo nonostante la violenza e la repressione delle
istituzioni. Questo film sfida la narrativa dominante dei media rivelando il vero spirito degli accampamenti: cosa si provava a essere lì, le emozioni che alimentavano gli studenti e cosa motivava la loro azione drastica e necessaria. THE ENCAMPMENTS – GLI ACCAMPAMENTI è un’esplorazione di ciò che spinge una generazione a ribellarsi e lottare per il cambiamento.» ( Kei Pritsker e Michael T. Workman)
«il film offre uno sguardo senza precedenti sul più grande movimento di protesta studentesca nord-americana dai tempi della guerra in Vietnam che, partito dalla Columbia University a New York, ha travolto le università americane ed europee. Passione, resistenza e sfide affrontate da studenti e studentesse vengono raccontate, insieme alla violenta repressione, da riprese sul campo inedite e dalle parole dei leader della protesta: giovani americani ebrei, di origini palestinesi, borsisti arrivati dal medioriente.
Tra sgomberi, arresti di massa e racconti di appartenenze, la protesta rivela gli investimenti che legano le università americane all’economia israeliana, mentre è il film stesso a fare luce sulle vere ragioni della repressione: gli studenti che rendono pubblici nomi e dati sugli investimenti bellici vanno silenziati. In un crescendo drammatico, la voce studentesca inchioda la complicità di chi non ha saputo prendere posizione per difendere Gaza, CisGiordania, Libano e l’umanità stessa: dai governi ai media mainstream, dalle istituzioni universitarie a tutte le “intorpidite” classi dirigenti.» (Comingsoon.it)

