The milky way
NESSUNO SI SALVA DA SOLO
un film di Luigi D’Alife
con Angelo Bonnet, Walter Re, Renata Bompard, Silvia Massara, Davide Rostan, Micaillou
Solange, Lefol, Michel Rosseau, Pierre-Yves Dorè, Matheus, Seedy Ceesay, Amadu, Riad
voce narrante di Mirco Menna
illustrazioni: Emanuele Giacopetti ● fotografia: Nicola Zambelli
montaggio: Angelica Gentilini, Luigi D’Alife ● musiche: Claudio Cadei, Luigi De Gasperi
produzione: SMK Videofactory
distribuzione: OpenDDB
Italia, 2019 ● 84 minuti
v.o. in italiano
martedì 20 ottobre ore 21.30 serata speciale, ospiti in sala il regista Luigi D’Alife
e Paolo Pobbiati di Amnesty International
Dopo “Binxet – Sotto il confine” Luigi D’Alife torna per raccontarci di un altro confine, quello delle Alpi. E delle storie di chi è alla ricerca di un’esistenza libera e degna e di chi quelle terre le abita.
Un luogo da sempre abituato alle contaminazioni virtuose, agli scambi tra il basso e l’alto, tra popolazioni con culture e stili di vita assai diversi. Una cerniera dunque, non certo una barriera.
Di giorno, le montagne tra Clavière e Monginevro sono attraversate da migliaia di sciatori in vacanza sulla neve nel comprensorio sciistico “La Via Lattea”; di notte, sono percorse di nascosto tra i boschi da decine di migranti che lasciano l’Italia per proseguire il loro viaggio oltre il confine con la Francia. Decine di persone provano a superare una linea immaginaria chiamata confine. In mezzo alla neve, tra piste da sci e turismo, il racconto di una storia dove nessuno si salva da solo.
«La prima volta che ho messo piede nella sala d’aspetto della stazione di Bardonecchia era quasi Natale. C’era un via vai frenetico visto il periodo di vacanza. Mentre tutto intorno scorreva, una mezza dozzina di ragazzi attendeva. Il loro obiettivo era passare il confine, andare in Francia o ancora oltre. Ed è stato in quel primo contatto che è nata questa storia. O almeno la necessità di raccontarla. Il presente mediatico che viviamo dipinge la questione migratoria attraverso una narrazione stereotipata e retorica. Un racconto tossico dove il “migrante” diventa una categoria di spersonalizzazione e di negazione, una minaccia dal punto di vista identitario, qualcosa che legittima un approccio poliziesco alla questione. Da qui la scelta di decostruire (e ricostruire) partendo dal territorio e dalle sue caratteristiche storiche, sociali e geografiche, che in nessun modo possono essere scisse rispetto al rapporto con la frontiera. Dalle storie degli abitanti delle montagne, di chi oggi come ieri crede che nessuno si lascia indietro, che non c’è colore della pelle, pezzo di carta, lingua straniera, che possa determinare chi va soccorso e chi no.» (Luigi D’Alife)
«The Milky Way racconta un’altra storia e un’altra rotta rispetto a quella del Mediterraneo. Ovvero, la Via Lattea, ossia la meta turistica per sciatori europei benestanti e/o il passaggio impervio per i migranti che, dall’Italia, vogliano tentare fortuna in Francia. Una valle e un insieme di valichi ben noti anche agli italiani che, nel Secondo dopoguerra, tentavano di varcarli per cercare lavoro Oltralpe o nelle miniere del Belgio. Non a caso (…) si apre con un disegno animato in bianco e nero che narra il tentativo di alcuni uomini e donne calabresi di attraversare quelle stesse montagne negli anni 50 (…) e del resto, l’uso dell’animazione per raccontare non più favole edulcorate bensì realtà scomode e brutali è tra le innovazioni cinematografiche più convincenti degli ultimi anni. Il documentario vero e proprio si compone di più registri e piani di racconto: (…) interviste alla comunità occitana, al di qua e al di là delle Alpi, che si riconosce in un’unica matrice culturale e linguistica e che rivendica la labilità dei confini quale prodotto di politiche che non prendono in considerazione i bisogni umani; (…) dialoghi e/o interviste a migranti africani che hanno tentato di varcare il confine italo-francese e ad alcuni turisti (…). il lavoro di D’Alife convince e interessa, offrendo una visione del mondo umana ma, al contempo, consapevole delle contraddizioni apparenti o celate dietro a convenzioni ed egoismi. “Nessuno si salva da solo” è sottotitolo perfetto soprattutto per la corposa prima parte in cui emergono il volto e il cuore di una comunità che rivendica per le Alpi non un ruolo di barriera invalicabile contro le orde barbariche, bensì di ponte fra culture, saperi, bisogni e desideri – tutti umani.» (Simona Maria Frigerio, persinsala.it)