the woman who left – parte 1

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THE WOMAN WHO LEFT ● ANG BABAENG HUMAYO

un film di Lav Diaz – prima parte
con Charo Santos-Concio, John Lloyd Cruz, Michael De Mesa
sceneggiatura: Lav Diaz e Leo Tolstoy ● fotografia: Lav Diaz ● montaggio: Lav Diaz
produzione: Sine Olivia Pilipinas, Cinema One Originals
distribuzione: Fil Rouge Media
Filippine, 2016 ● prima parte 125 minuti di 226 minuti

v.o. lingue  con sottotitoli in italiano

73° Mostra del Cinema di Venezia: Leone d’oro Miglior Film 2016
Asian Film Awards: nominato come Miglior regista, Miglior Film e Miglior Sceneggiatura

Duecentoventisei minuti che saranno proiettati per il momento divisi (1° parte: 126 minuti), poi anche insieme. Un racconto che dilata il tempo eppure rimane compatto e struggente. The Woman Who Left di Lav Diaz è la storia di Horacia e delle Filippine tutte, “un’allegoria dell’umanità in lotta” in un bianco e nero ricco di sfumature, di poesia e di senso.

Horacia ha passato trenta anni in carcere. La sua detenzione, però, è stata ingiusta. Non era colpevole dell’omicidio di cui era stata accusata. La sua scarcerazione avverrà quando la vera assassina farà una tardiva confessione. Horacia uscirà dal carcere e inizierà la sua avventura in un mondo di dolore, povertà ed emarginazione.

«Per me fare film è lo stessa cosa di quando sto con i miei bambini o curo le mie piante. E’ qualcosa di molto spirituale, semplicemene fare cinema a modo mio con la fiducia che possa almeno aiutarci un po’. Per me, è un contributo molto semplice, una critica dell’umana condizione in luoghi diversi. E’ questa l’urgenza per me, fare quel viaggio spirituale, fare il mio cinema, prendermi cura dei miei figli e del mio campo di riso, è la stessa cosa.» (Lav Diaz)

«Attraverso una partitura elegiaca, tra il bianco e il nero della lirica diaziana, il regista dipinge il reale allargando all’estremo le sue inquadrature, donando loro profondità e dipanando il tessuto narrativo in un tempo dilatato, che da sempre distingue lo stile dell’autore filippino, nella coerenza dell’immagine, in un estremo atto di fedeltà alla storia del suo Paese. In un momento delicato di transizione come quello nel racconto filmico, la fine degli anni novanta, in cui la violenza era la reazione a quel cambiamento radicale, in cui i rapimenti delle donne erano tangibile realtà quotidiana, la ferocia dell’umanità assumeva vari volti, ma era, ed è, la rappresentazione della complessità delle Filippine. […] The Woman Who Left è un’opera che assume una forma inedita rispetto alla profusione verbale dei precedenti lavori di Diaz, non solo per la compattezza, ma anche per la costruzione narrativa più agile e fluida, ma resta una lirica struggente e affascinante tesa a raccontare la realtà politica filippina attraverso la bellezza delle immagini, tipica del cinema di Diaz.» (Mariangela Sansone, uzak.it)