
TRE CIOTOLE
un film di Isabel Coixet
con Alba Rohrwacher, Elio Germano e Silvia D’Amico
sceneggiatura: Enrico Audenino e Isabelle Coixet, dal romanzo di Michela Murgia
fotografia: Guido Michelotti ● montaggio: Jordi Azategui
musiche: Alfonso Vilallonga
produzione: Cattleya, Ruvido Produzioni, Bartlebyfilm e Vision Distribution
distribuzione: Vision Distribution
Italia, Spagna, 2025 ● 123 minuti
v.o. italiano
2025 Chicago IFF: Spotlight
2025 Toronto IFF: Special Presentations

adattamento dell’ultima raccolta di racconti di Michela Murgia, TRE CIOTOLE è una pellicola delicata e dolce, che non manca però della cruda onestà che caratterizza l’opera dell’autrice: un film che invita a vivere a pieno il tempo che abbiamo, emozionante e carico di speranza.
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Dopo quello che sembrava un banale litigio, Marta e Antonio si lasciano. Marta reagisce alla rottura chiudendosi in sé stessa. L’unico sintomo che non può ignorare è la sua improvvisa mancanza di appetito. Antonio, chef in rampa di lancio, si butta sul lavoro. Eppure, sebbene sia stato lui a lasciare Marta, non riesce a dimenticarla. Quando Marta scopre che la mancanza di appetito ha più a che fare con la propria salute che con il dolore della separazione, tutto cambia: il sapore del cibo, la musica, il desiderio, la certezza delle scelte fatte.
«Nel leggere il racconto di Michela Murgia sono rimasta affascinata dal modo in cui tratta un tema comune a tutti gli esseri umani: la difficoltà di superare la perdita di una persona amata. L’autrice affronta questo tema in modo originale, offrendo un’analisi insolita del rapporto di una coppia nel tentativo di superare un lutto. Nel suo racconto, i problemi coniugali si manifestano attraverso il cibo, un aspetto quotidiano della vita che diventa metafora della loro relazione» (Isabel Coixet)
«La regia di Coixet è fatta di momenti, tessere di un mosaico che trova la sua definizione solo alla fine, e la sceneggiatura, della stessa Coixet e di Enrico Audenino, ha la delicatezza di una fiaba, e allo stesso tempo quell’onestà cruda che era la cifra esistenziale e comunicativa di Michela Murgia. L’invito è a “smetterla di occuparsi delle cose stupide” e a “fare della propria vita ciò che vogliamo”, fregandosene di quello che pensa la gente. Si esce dalla visione del film non tristi, ma motivati a non sprecare neanche un minuto in stronzate, o con gente che non ci piace e che ci fa sentire soli.» (Paola Casella, MYmovies.it)