un semplice incidente

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un semplice incidente

un film di Jafar Panahi
con Madjid Panahi, Ebrahim Azizi, Vahid Mobasseri
sceneggiatura: Jafar Panahi ● fotografia: Amin Jafari
produzione: Bidibul Productions, Les Films Pelléas, Pio & Co
distribuzione: Lucky Red
Iran, Francia, 2025 ● 105 minuti

v.o. persiano con sottotitoli in italiano

2025 Festival di Cannes: Palma D’Oro

Un semplice incidente segna un nuovo capitolo nel percorso autoriale di Jafar Panahi, che intreccia ancora una volta il personale e il politico con la forza silenziosa del suo sguardo. Nato dall’esperienza diretta della prigionia e dalla riflessione sul ruolo dell’artista in una società oppressa, Panahi trasforma “un semplice incidente” in una potente metafora della libertà e della dignità umana.

giovedì 6 Novembre
16:00

giovedì 6 Novembre
19:50

venerdì 7 Novembre
17:40

sabato 8 Novembre
19:40

domenica 9 Novembre
17:20

Padre, madre e figlioletta percorrono di notte una strada in auto quando un cane finisce sotto le ruote. Ciò provoca un danneggiamento al veicolo che costringe ad una sosta per la riparazione temporanea. Un uomo che si trova sul posto cerca di non farsi vedere perché gli è parso di riconoscere nel conducente dell’auto un agente dei servizi segreti che lo ha sottoposto a violenza in carcere. Riesce successivamente a sequestrarlo ed è pronto a seppellirlo vivo quando gli viene il dubbio che si tratti di uno scambio di persona. Cercherà conferme in altri che, come lui seppure in misure diverse, hanno subito la ferocia dell’uomo.

«Fin dall’inizio, i miei film hanno sempre raccontato ciò che accade nella società e nell’ambiente che mi circonda. Era quindi inevitabile che i sette mesi trascorsi in un luogo così particolare come il carcere finissero per trovare spazio nel mio cinema. Quando fui arrestato per la prima volta, nel 2010, il mio interrogatore mi chiese: “Perché realizzi questo tipo di film?” Gli risposi che i miei film nascono da ciò che vivo in prima persona. Quindi, quello che stavo attraversando in quel momento sarebbe inevitabilmente apparso in un film, in un modo o nell’altro. Ed è esattamente ciò che è successo con Taxi Tehran, soprattutto nella conversazione con l’avvocata Nasrin Sotoudeh. La seconda esperienza in prigione, però, ha lasciato un segno ancora più profondo. Quando sono uscito, ho sentito il bisogno di realizzare un film dedicato alle persone che avevo incontrato dietro le sbarre: era un debito morale nei loro confronti. Anche se parlo partendo da un’esperienza personale, essa si intreccia con ciò che stava accadendo nella società iraniana in senso più ampio — in particolare con la rivoluzione Donna, Vita, Libertà, iniziata nell’autunno del 2022. In quel periodo, moltissime cose sono cambiate.» (Jafar Panahi)

«Il ritorno di Panahi è un altro gioiello di semplicità e straordinaria profondità che vanno avanti a braccetto. Una capacità di mettere in scena persone comuni e avvenimenti apparentemente banali e quotidiani che innescano una cascata di avvenimenti capaci di mettere in discussione la convivenza sociale dell’Iran, ma sempre più di noi tutti. Una scelta morale, in un contesto sempre più autoritario in tutto il mondo sono al centro del film più politico del regista, in cui si pone frontalmente contro chi applica la violenza e le torture di un regime liberticida. La prima scena e l’ultima sono l’emblema della grandezza di un vero maestro delle piccole cose.» (Mauro Donzelli, comingsoon.it)