
VITAL – AUTOPSIA DI UN AMORE
un film di Shinya Tsukamoto
con Tadanobu Asano, Nami Tsukamoto, Kiki (III), Ittoku Kishibe
sceneggiatura: Shinya Tsukamoto ● fotografia: Shinya Tsukamoto
montaggio: Shinya Tsukamoto ● musiche: Chu Ishikawa
produzione: Kaijyu Theater
distribuzione: Cat People
Giappone 2004 ● 86 minuti
v.o. giapponese con sottotitoli in italiano
2004, 61° Mostra del cinema di Venezia, Orizzonti

Negli anni in cui la tecnologia ha ormai mosso i suoi passi definitivi, Tsukamoto pone un primo freno al suo progressivo discorso sui limiti del corpo umano, dedicandosi all’impalbabile della memoria e dei sentimenti. Lì dove il potenziale del corpo è biologicamente annullato dalla morte, inizia quello del pensiero e dell’immaginazione.
23:50
Hiroshi, studente di medicina, si risveglia dopo l’incidente che ha ucciso la sua fidanzata, Ryoko, e che lo ha lasciato privo di memoria. Ritrovandosi a dover effettuare l’autopsia del corpo, Hiroshi ricostruisce il loro passato e riscopre l’intensità del loro amore. Mentre la fa rivivere nella propria mente, nella realtà si fa coinvolgere in violenti amplessi dalla compagna di corso Ikumi.
«Ho osservato diverse lezioni di dissezione anatomica e a un certo punto mi sono chiesto: “Qual è la differenza tra questi studenti e i corpi sui loro tavoli? La differenza è la coscienza, ma in quale punto del corpo si trova la nostra coscienza?”. Ho chiesto al loro professore, un uomo che normalmente è in grado di rispondere a qualsiasi domanda sui più piccoli dettagli del corpo umano, ma non ha avuto una risposta alla mia.» (Shinya Tsukamoto)
«Tsukamoto è un regista dotato di temperamento creativo geniale. Avere tale dote non sempre significa essere un grande regista, ma il giapponese, autore di più di qualche film di culto, si merita un posto anche in questa categoria. Ce lo dimostra con un film che in pochi avrebbero potuto prevedere dopo il torbido A snake of June. Anziché adagiarsi su una comoda rivisitazione (in termini di stile e temi) di quest’ultimo, Tsukamoto vira bruscamente e realizza un film che mette all’ordine del giorno tutta una ridda di questioni inedite nel suo cinema. Prima di tutto la virata è in senso strettamente cromatico: l’opaca tonalità metallica dei film precedenti lascia il posto ad un colore pieno e morbido, sebbene tutt’altro che rassicurante, visto che gran parte del film si svolge in una camera per la dissezione di cadaveri. Ma è soprattutto l’agenda dei temi che rende Vital un’opera di grande fascino e complessità. Al centro c’è il rapporto che intercorre tra la “coscienza” e il corpo, ma tutto intorno c’è una vasta serie di sottotesti che meriterebbero ognuno ulteriori approfondimenti. Tsukamoto grande regista, dunque, perché capace di fare un cinema intelligente e destabilizzante, con la naturalezza e il coraggio un po’ folle dei samurai di un tempo.» (Davide Morena, Mymovies)