
16 MILLIMETRI ALLA RIVOLUZIONE
un film di Giovanni Piperno
sceneggiatura: Giovanni Piperno, Alessandro Aniballi ● montaggio: Paolo Petrucci
musiche: Valerio Vigliar
produzione: Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico
distribuzione: Wanted Cinema
Italia, 2023 ● 67 minuti
v.o. italiano

dopo essere stato presentato con successo al Torino Film Festival, arriva il documentario d’archivio di Giovanni Piperno che racconta la storia di un partito, il PCI, attraverso le più belle immagini del cinema militante italiano e la voce di Luciana Castellina, storica dirigente comunista e fondatrice del Manifesto: un viaggio nel tempo che riporta in vita documenti preziosi del nostro cinema e della nostra storia, interrogandosi su cosa significa, a distanza di anni, essere comunisti oggi.
«Il coinvolgimento di Luciana Castellina non è un caso. Perché lei è una donna che vive nel presente, non ha mai un tono nostalgico quando parla della sua vita, presente e passata: continua a occuparsi di politica e ad avere l’ottimismo dei veri comunisti anni Cinquanta, che non si fanno spaventare dai momenti difficili. (…) E’ un atteggiamento proiettato sempre verso il futuro, e siccome il film non vuole avere un tono nostalgico, si rivolge ai ragazzi e alle ragazze che oggi vogliono fare politica o che già la fanno. (…) Noi siamo abbastanza convinti che questo film, anche se è composto di parole di una signora di 94 anni, e da materiali che arrivano anche a 60-70 anni fa, possa però parlare alle generazioni che oggi vogliono fare qualcosa. Nel senso, è un film che vorrebbe essere l’elastico di una fionda, che si tira indietro per poi andare in avanti.» (Giovanni Piperno)
«Nato da un’idea del regista e del produttore del film, Luca Ricciardi, 16 millimetri alla rivoluzione parte dal tentativo di rispondere a un paio di domande da un milione di dollari (…): cos’ha significato essere comunisti e cosa può ancora significare? Cosa rimane oggi, a più di trent’anni dalla svolta della Bolognina, dell’esperienza di milioni di iscritti al Pci che hanno provato a trasformare sé stessi e il mondo? (…) Illuminate dal ruolo “embedded” del suo regista, le tante immagini accumulate nel corso del tempo (e le parole, le testimonianze, i flashback, le rifrazioni emozionali, i ricordi collettivi, etc.) acquistano nuova vita, toccando inevitabilmente la sensibilità di chi guarda, lo spettatore del terzo millennio. Un procedimento metonimico che rispecchia peraltro – lo si dice nel film – quello che fu il movimento comunista nel 1900: una gigantesca matrioska che faceva percepire il militante della piccola sezione parte di un’esperienza collettiva di emancipazione globale. La Storia siamo noi – ricordate? – nessuno si senta escluso.» (Alessio Accardo, closeup.it)