
Ariaferma
un film di Leonardo Di Costanzo
con Toni Servillo, Silvio Orlando, Fabrizio Ferracane, Salvatore Striano,
Roberto De Francesco, Pietro Giuliano
sceneggiatura: Leonardo Di Costanzo, Bruno Oliviero, Valia Santella ● fotografia: Luca Bigazzi
montaggio: Carlotta Cristiani ● musiche: Pasquale Scialò
produzione: Tempesta, Rai Cinema, Amka Films Productions
distribuzione: Vision Distribution
Italia, Svizzera, 2021 ● 117 minuti
v. o. in italiano
2022, David di Donatello: migliore attore protagonista, migliore sceneggiatura originale
Presentato al Festival di Venezia 2021, nella Selezione Ufficiale – Fuori Concorso
Un carcere ormai in degrado sta per essere chiuso. Arriva però un contrordine: 12 detenuti ed alcuni agenti di polizia penitenziaria dovranno restarci un po’ più a lungo degli altri perché la struttura che dovrebbe accogliere i detenuti non è a momento disponibile. Diventa quindi necessario gestire in modo nuovo il rapporto considerato che gran parte dell’edificio è ormai chiusa.
«Ho pensato a loro [Orlando e Servillo] perché siamo tutti e tre napoletani e della stessa generazione. Avevo bisogno di attori con grande esperienza teatrale, perché il tipo di drammaturgia necessitava di una ricerca simile a quella che avviene a teatro. Dovevamo trovare il “diapason” della recitazione giusto. Ho pensato: questi due attori non hanno mai lavorato insieme e non si sono mai incontrati sul set… Si sa, in questo ambiente c’è sempre almeno un briciolo di competizione. Ognuno ha avuto un percorso di diverso. Questo riflette un po’ la storia dei due personaggi: vengono dallo stesso posto ma hanno scelto due strade diverse. Forse nel momento delle riprese, ho pensato, questo elemento extra-filmico giocherà il suo ruolo. In realtà loro si sono amati fin da subito. Dopo due giorni erano amicissimi. Il grande problema era lavorare con queste due icone del cinema, visto che io ho sempre fatto film con non professionisti.» (Leonardo Di Costanzo)
«È una gara di bravura che non prevede vincitore e vinto, quella tra i due attori, chiamati ad una interpretazione trattenuta e rigorosa allo stesso tempo, una sottrazione che però non si limita a rimanere sulla superficie di una schematica freddezza. In un certo senso, questi due personaggi “che non hanno nulla in comune” (come ricorda fieramente l’ispettore al galeotto), seppure in qualche modo uniti dalle proprie origini, ritrovano nel giovane, nuovo detenuto Fantaccini (Pietro Giuliano) le ragioni di un’umanità – fondata anche sul senso di colpa e le possibili vie di un’espiazione – che magari avevano dimenticato da tempo. Ecco, Ariaferma vuole intrappolare questo senso di spaesamento che una situazione limite, in un luogo già di per sé borderline, può suscitare, causato da un costante andirivieni di momenti di sospensione, a volte addirittura conviviali (la cena tutti insieme, in seguito ad un blackout), per poi far ritorno bruscamente alla realtà, una volta che il secondino riporta in cella il detenuto. “Non è un film sulle condizioni delle carceri italiane. È forse un film sull’assurdità del carcere”.» (Valerio Sammarco, cinematografo.it)