
Blackkklansman
un film di Spike Lee
con John David Washington, Adam Driver, Topher Grace, Laura Harrier, Alec Baldwin
Harry Belafonte, Ryan Eggold, Jasper Pääkkönen
sceneggiatura: Charlie Wachtel, David Rabinowitz, Kevin Willmott, Spike Lee
fotografia: Chayse Irvin ● montaggio: Barry Alexander Brown
musiche: Terence Blanchard
produzione: Blumhouse Productions, Legendary Entertainment
distribuzione: Universal Pictures Italia
Stati Uniti, 2018 ● 134 minuti
v.o. inglese con sottotitoli in italiano
Festival di Cannes, 2018: Grand Prix Speciale della Giuria

Spike Lee si mette a servizio di una sceneggiatura già scritta, un lavoro su commissione ma così vicino alla sua poetica da rendere impossibile una separazione netta tra autore e semplice professionista. Una storia che risale agli anni ‘70 ma i richiami all’oggi sono così chiari da essere urlati. Il migliore Spike Lee, quello della battaglia delle idee.
Sono gli anni ’70 e Ron Stallworth è il primo agente afro-americano che lavora nel Dipartimento di Polizia di Colorado Springs. Determinato a farsi un nome, Stallworth si imbarca coraggiosamente in una missione pericolosa: infiltrarsi e smascherare il Ku Klux Klan. Per l’importantissima indagine sotto copertura, il giovane agente recluta un collega di maggiore esperienza, Flip Zimmerman. Insieme i due fanno squadra per abbattere l’estremistico Gruppo dell’Odio mentre l’organizzazione si prefigge di dare una ripulita alla sua violenta retorica per conquistare la massa.
«Sono grato per questa opportunità, perchè non avevo mai sentito parlare di Stallworth prima. Non conoscevo la sua storia. La gente dice che è troppo incredibile per essere vera. Ed è questo che la rende bellissima. (…) Volevamo solo dire le cose come stanno. Doveva essere un film storico, ma che riuscisse a commentare quello che sta succedendo oggi. (…) Non è soltanto un film sugli Stati Uniti. Questa situazione è dovunque in Europa: in Gran Bretagna, Francia, Italia, Germania. Vorrei che la gente lo capisse. La crescita della destra, dei gruppi fascisti, non è solo un fenomeno americano. (…) Svegliatevi. State attenti. Non cedete agli imbrogli, ai sotterfugi, e non cercateli a vostra volta. Fate in modo che questi siano i vostri migliori anni su questo pianeta, non cedete all’odio.» (Spike Lee)
«Senza dubbio è questo lo Spike Lee migliore. (…) Quello che ha sufficiente margine per poter mettere in scena la violenza che vede come conseguenza inevitabile della convivenza razziale (che in lui coincide sempre con quella culturale). Bianchi e neri che non possono non entrare in conflitto, che si odiano e si temono al tempo stesso, che non si capiscono mai. BlacKkKlansman è una specie di strano omaggio alla blacksploitation che sembra la versione di Spike Lee di un film di Tarantino, cioè un’opera retrodatata agli anni ‘70 che rimette in scena altro cinema e sembra vivere nel mondo dei film più che nel nostro. Un film, per concludere i paragoni tarantiniani, che affronta la storia per poter dare allo spettatore la vendetta e la soddisfazione violenta che offrono i film d’azione ma a scapito dei colpevoli della storia. (…) Un film con un inizio da urlo tra realtà finzione, ricostruzione, linguaggi, stili e un montaggio elettrico che coglie sempre di sorpresa (che per fortuna non mollerà il film fino alla fine) che se non appartenesse a Spike Lee ma ad un regista non noto, all’opera prima o seconda, ci sarebbe da gridare al genio. Invece con lui ci siamo abituati.» (Gabriele Niola, Bad Taste.it)