Cinque secondi

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Cinque secondi

un film di Paolo Virzì
con Valerio Mastandrea, Galatea Bellugi, Ilaria Spada, Anna Ferraioli Ravel, Valeria Bruni Tedeschi
sceneggiatura: Francesco Bruni, Carlo Virzì, Paolo Virzì
fotografia: Luca Bigazzi ● montaggio: Jacopo Quadri
musiche: Carlo Virzì
produzione: Greenboo Production, Motorino Amaranto
distribuzione: Vision Distribution
Italia, 2025 ● 105 minuti

v.o. in italiano

Paolo Virzì torna a raccontare con il suo sguardo ironico e toccante una storia profondamente umana sulle seconde occasioni.

sabato 22 Novembre 19:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

sabato 22 Novembre 21:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

domenica 23 Novembre 17:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

domenica 23 Novembre 21:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

lunedì 24 Novembre 19:00 ▪︎ Rho ▪︎︎ cin&città

Chi è quel tipo scontroso dall’aria trascurata che vive da solo nelle stalle ristrutturate di Villa Guelfi, una dimora disabitata e in rovina? Passa le giornate a non far nulla, fumando il suo mezzo-toscano ed evitando il contatto con tutti. E quando si accorge che nella villa si è stabilita abusivamente una comunità di ragazze e ragazzi che si dedicano a curare quella campagna e i vigneti abbandonati, si innervosisce e vorrebbe cacciarli. Sono studenti, neolaureati, agronomi, e tra loro c’è Matilde, che è nata in quel posto e da bambina lavorava la vigna con il nonno Conte Guelfo Guelfi. Anche loro sono incuriositi da quel misantropo dal passato misterioso: perché sta lì da solo e non vuole avere contatti con nessuno? Mentre avanzano le stagioni, arriva la primavera, poi l’estate e maturano i grappoli, il conflitto con quella comunità di ragazze e ragazzi si trasforma in convivenza. E Adriano si troverà ad accudire nel suo modo brusco la contessina Matilde, che è incinta di uno di quei ragazzi.

«È un film che inizia in modo misterioso, per rivelare gradualmente la sua trama dolorosa, poi accendersi in un conflitto vivace e buffo e chiudere con un sentimento di fiducia. Un film sulla morte e sulla vita, su come anche il dolore possa generare tenerezza e protezione. Adriano sembra cercare ostinatamente una solitudine che è disturbata dall’arrivo di una comunità di ragazze e ragazzi. Tra loro Matilde, che è incinta ma non sembra importarle se il nascituro abbia un padre. Il tema del padre e della paternità – se serva a qualcosa o se non serva a niente – anima il duello tra Adriano e Matilde. Il reciproco fastidio diventa alleanza, una tutela per lei, forse una rinascita per lui. Intorno c’è la Natura che ci assomiglia: un vigneto selvatico che, se curato, produce un vino che mette euforia.» (Paolo Virzì)

«Nel cinema di Paolo Virzì lo svelamento delle anime e delle intenzioni effettive di ciascun personaggio sembra passare, in primo luogo, per i brani musicali e soltanto dopo per la scrittura. La scelta della colonna sonora, infatti, non appare mai casuale, e Cinque secondi, il suo diciassettesimo lungometraggio da regista, scritto con il fratello Carlo e Francesco Bruni, lo dimostra con forza. (…) tra i numerosi brani (e artisti) contenuti nel film, Place To Be di Nick Drake risuona più e più volte, raccontandoci molto sugli stati d’animo del suo protagonista – l’avvocato Adriano Sereni, interpretato con efficacia da un Valerio Mastandrea nuovamente in sottrazione, seppur mai così incupito, dolente ed ermetico – ben prima che lui o altri facciano lo stesso. Se quella di Drake è una ballata folk malinconica e gentile, dedicata a tutti coloro che, almeno una volta nella vita, si sono sentiti perduti, vulnerabili o ancora tristi e nostalgici rispetto a un tempo che è stato e che ora non è più, Cinque secondi di Virzì ne intercetta appieno il sentimento di alienazione e spaesamento. (…) Il Virzì di Cinque secondi non è quello che abbiamo incontrato negli ultimi anni, bensì quello degli esordi. Distante dalla rivisitazione nostalgica e dolorosa del tempo familiare (oltreché sociale e storico) ormai andato perduto, al pari della spensieratezza e dell’innocenza proprie di La prima cosa bella, Ovosodo e Caterina va in città, toni e linguaggi di Cinque secondi sembrano comunque guardare a quegli istinti e a quell’emotività, immaginando una potenziale fuga dal dolore che è tanto fisica quanto mentale. (…) Un film vitale, sgangherato, continuamente pulsante e istintivo» (Eugenio Grenna, sentieriselvaggi.it)