
Coco
un film d’animazione di Adrian Molina, Lee Unkrich
con le voci di Mara Maionchi, Michele Bravi, Valentina Lodovini, Matilda De Angelis
sceneggiatura: Adrian Molina ● montaggio: Steve Bloom
musica: Michael Giacchino
produzione: Walt Disney Pictures, Pixar Animation Studios
distribuzione: Walt Disney Pictures Italia
Stati Uniti, 2017 ● 109 minuti
v.o. inglese, spagnolo con sottotitoli in italiano

Un nuovo gioiello Pixar e un nuovo modo di affrontare un tema complesso. Miguel sogna di diventare un musicista ma per realizzare il suo sogno dovrà sfidare la sua famiglia e varcare il confine del regno dei morti…
Il giovane Miguel sogna di diventare un celebre musicista come il suo idolo Ernesto de la Cruz ma non capisce perché in famiglia sia severamente bandita qualsiasi forma di musica da generazioni. Desideroso di dimostrare il proprio talento, a seguito di una misteriosa serie di eventi Miguel finisce per ritrovarsi nella sorprendente e variopinta Terra dell’Aldilà. Lungo il cammino si imbatte nel simpatico e truffaldino Hector, insieme intraprenderanno uno straordinario viaggio alla scoperta della storia, mai raccontata, della famiglia di Miguel.
«Ero affascinato dall’iconografia legata al Giorno dei Morti in Messico, così ne ho parlato a John Lasseter e mi ha dato l’ok per sviluppare il progetto. Mi affascinava l’immagine di questi scheletri in mezzo a così tante luci e colori vivaci. Andando avanti con le ricerche ho scoperto quanto la festa sia legata al concetto di famiglia, e anche se non sapevamo bene che storia avremmo raccontato, abbiamo capito che ne sarebbe valsa la pena, che avremmo realizzato qualcosa di mai tentato prima alla Pixar. È la prima volta infatti che facciamo un film così specifico a livello culturale.» (Lee Unkrich)
«Si presenta come una storia disneiana della rinascita, ovvero quegli archi narrativi che, a partire dal secondo periodo d’oro (gli anni ‘90) hanno contrassegnato i film dello studio. Se infatti prima le storie Disney significavano restaurazione e mantenimento degli equilibri (…) dagli anni ‘90 in poi sono quasi sempre state storie di ribellione all’autorità e alla famiglia. (…) Miguel vuole suonare, vuole essere un musicista ma la sua famiglia, segnata generazioni prima dall’abbandono di un padre che è andato a suonare lontano da tutti, ha bandito la musica dalla propria vita per abbracciare l’arte del fare scarpe. (…) Ha bisogno dell’approvazione dei suoi parenti (defunti) per tornare nel mondo dei vivi, ma i suoi parenti per l’appunto non possono che non approvare la scelta. (…) Il punto di forza qui è un impianto visivo e cromatico potentissimo, fatto di contrasti con il nero della notte, il bianco delle ossa dei morti e i tantissimi colori molto saturi delle luci e dei festoni del giorno dei morti. Ogni magia, ogni suggestione e ogni memoria viene resa a partire da un gioco di luce o colori.» (Gabriele Niola, badtaste.it)