Cuori senza frontiere_ingresso gratuito_giorno del ricordo

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Cuori senza frontiere

un film di Luigi Zampa
con Gina Lollobrigida, Raf Vallone, Cesco Baseggio, Enzo Staiola
sceneggiatura: Stefano Terra, Piero Tellini ● fotografia: Carlo Montuori
montaggio: Eraldo Da Roma ● musiche: Carlo Rustichelli
produzione: Carlo Ponti per Lux Film
distribuzione: Cineteca del Friuli
Italia, 1950 ● 80 minuti

v.o. in italiano

proiezione unica in occasione del Giorno del Ricordo
ingresso gratuito
su iniziativa del Comune di Cologno Monzese – Ufficio Cultura

Cuori senza frontiere, “melodramma neorealista” girato da Luigi Zampa nell’autunno del 1949 nell’altopiano carsico – a Santa Croce, Monrupino e dintorni, nell’allora Territorio Libero di Trieste, amministrato dagli Alleati – e incentrato sulle laceranti divisioni territoriali che interessarono il confine italo-jugoslavo.
La Cineteca del Friuli conserva una copia in 35mm restaurata nel 2000 nell’ambito del progetto Interreg II Italia-Slovenia con un’operazione congiunta che ha coinvolto la Cristaldifilm, da cui provenivano i negativi d’epoca, la Scuola Nazionale di Cinema e Eurowanderkino. La pellicola è stata successivamente digitalizzata nel laboratorio dell’Archivio Cinema del Friuli Venezia Giulia.

In un paese al confine tra Italia e Jugoslavia, dopo la seconda guerra mondiale, l’apposita Commissione traccia la linea che divide in due il paese. Entro poche ore gli abitanti dovranno scegliere se essere italiani o jugoslavi. Nascono molti drammi. Un contadino ha la casa da una parte ma il campo dall’altra. Un giovane ha la sua innamorata nell’altra metà del paese. I bambini sono sparsi dappertutto, non si rassegnano a un cambiamento del genere. È proprio un gruppo di bambini che fa sparire uno dei paletti di demarcazione. Ne nasce un incidente che provoca la morte di un piccolo innocente. Torna, forse provvisoriamente, la calma.

«Come racconta il critico cinematografico triestino Tullio Kezich, che fu segretario di produzione del film ed ebbe anche una piccola parte come tenente jugoslavo della Commissione Internazionale, il copione prese spunto da un tema di attualità: le immagini del cimitero di Gorizia diviso in due dal confine. Si decise però di girarlo (nel 1949) a Santa Croce, Monrupino e dintorni, un paesaggio carsico che sessant’anni fa appariva molto diverso da quello di oggi, uno scenario aspro e spoglio ed irto, molto adatto al rafforzamento della rappresentazione drammatica. Quali i motivi della scelta del Carso come location di Cuori senza frontiere, un film di budget contenuto che, come altri contemporanei, poteva essere girato prevalentemente in studio o nei dintorni di Roma? Nel 1949 siamo nel pieno della guerra fredda e nel vivo della questione di Trieste. In tale contesto il Carso (che, tra l’altro, era una location cinematografica inedita), già fissato nell’immaginario collettivo, e proprio con quelle connotazioni di paesaggio aspro e roccioso, come luogo della grande guerra patriottica, veniva ad assumere un alto valore simbolico. Un luogo fortemente evocativo, sacralizzato, che, trent’anni dopo, veniva violato e diviso da un rigido confine.» (Messaggero Veneto, 8 febbraio 2010)