DALILAND

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DALILAND

un film di Mary Harron
con Ben Kingsley, Barbara Sukowa, Ezra Miller
sceneggiatura: John Walsh ● fotografia: Marcel Zyskind
montaggio: Alex Mackie ● musiche: Edmund Butt
produzione: Zephyr Films
distribuzione: Plaion Pictures
Stati Uniti, Francia, Regno Unito, 2022 ● 104 minuti

v. doppiata in italiano

il film beneficia della tariffa Cinema Revolution,
grazie al contributo straordinario del Ministero della Cultura

nel solco della tradizione delle biografie cinematografiche, Daliland offre agli spettatori la possibilità di avvicinarsi, con curiosità e partecipazione, alle sfumature della vita e dell’opera di una figura centrale dell’arte novecentesca come Salvador Dalì. Un connubio riuscito e ben bilanciato di storia e racconto, al cui centro domina la performance mimetica di Ben Kingsley.

New York 1974, James lavora presso la galleria d’arte che ospiterà la prossima esibizione del genio Salvador Dalí. Quando l’artista in persona gli propone di diventare suo assistente, il ragazzo pensa di coronare il sogno della sua vita, ma presto scopre che non è tutto oro quel che luccica. Dietro allo stile di vita sgargiante, al glamour e ai party sontuosi, un grande vuoto consuma l’ormai anziano pittore, divorato dalla paura di invecchiare e dal dolore per il rapporto logoro con la dispotica moglie Gala, un tempo sua musa e ora circondata da giovani amanti e ossessionata dal denaro.

«All’inizio ero un po’ esitante ad accettare il progetto, avendo io già affrontato film sul mondo dell’arte e i suoi artisti. Poi ne ho parlato con mio marito, il mio co-autore, e lui è stato molto convincente: “in fondo il vero cuore del racconto è il matrimonio ed è ciò che lo rende interessante”. Abbiamo modo di studiare da vicino l’inizio e la fine di questo matrimonio leggendario, concentrandoci sugli anni ’70 e ’80 e utilizzando dei flashback per raccontare da vicino gli inizi della carriera di Dalì e l’incontro con la moglie, una figura fondamentale nella sua carriera. Non stiamo cercando di fare un film biografico su Dalì, semmai cerchiamo di raccontare il crepuscolo dei suoi anni» (Mary Harron)

«Dalíland, nel giro di qualche sequenza, passa dall’essere un buon biopic, saldamente ancorato alle convenzioni del genere, ad un raffinato film drammatico, nel quale si indagano, con arguzia e precisione drammaturgica, le dinamiche di un rapporto malato. Il film non pretende di illustrare l’arte del pittore, ma ne approfondisce le fragilità, riuscendo a rendere di tutti, i drammi di un genio immortale.» (Madmass.it)